Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2016
Durata:52 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. WAKE UP
  2. MOMMA’S BOY
  3. HOUSE OF CARDS
  4. BEGGING FOR MERCY
  5. SAME OL BLUES
  6. MENTAL SLAVERY
  7. BEHIND THE 8-BALL
  8. FOR CRYING OUT LOUD
  9. BLEEDING
  10. M.L.N.W

Line up

  • Hannes Kett: vocals
  • Jani Laine: guitar
  • Miki Kalske: guitar
  • Joel Alex: bass
  • Ana Willman: drums

Voto medio utenti

Giovani, carini, e, grazie alla Frontiers Music che li ha scritturati a fronte di un paio di Ep autoprodotti, tutt’altro che disoccupati … e dopo l’ascolto di questo loro “For crying out loud” c’è quasi da chiedersi il perché di tanto credito.
Per introdurre la breve disamina del debutto degli Shiraz Lane non ho trovato di meglio che parafrasare il titolo della celebre pellicola diretta da Ben Stiller, utile anche a interpretare i dubbi che, in questo caso, le scelte professionali della prestigiosa label partenopea hanno fatalmente instillato in questo maturo musicofilo.
La recente prova dei finlandesi alla terza edizione del Frontiers Rock Festival è riuscita a dirimere solo in parte la questione, giacché l’esuberanza dimostrata dal gruppo su quel palco può essere soltanto una modesta nota di merito da aggiungere all'assoluta “normalità” espressiva del loro street metal, alimentato Skid Row, L.A. Guns, Motley Crue, Guns n' Roses e Vinnie Vincent Invasion e tuttavia ben lontano da quei livelli d’eccellenza.
A una personalità artistica non straripante si aggiunge una voce, quella di Hannes Kett, modulata quasi sempre su frequenze altissime, sufficientemente precisa e ciò nonostante ancora molto acerba e di sicuro non particolarmente produttiva all'interno di un songwriting un po’ troppo lineare, oltre che gravido di cliché.
Sarà un “caso”, eppure i pezzi migliori del disco sono quelli in cui l’ugola dello screamer finnico varia lievemente la sua gamma interpretativa … ed ecco che le cadenze ombrose di "House of cards” riescono a fornire alcune interessanti alterazioni al canovaccio stilistico, al pari di quanto accade nella notturna "Behind the 8-Ball” un blues rock stradaiolo di notevole suggestione.
Altrove (“Wake up”, “Momma’s boy”, "Mental slavery”, l’accattivante title-track) tanta irruenza, qualche eccesso “ispirativo”, una buona dose di competenza e risultati emotivi complessivamente abbastanza tiepidi, mentre, sorvolando sulla mediocrità dei pezzi più romantici (“Same ol blues”, “Bleeding”), i falsetti scanzonati di “Begging for mercy” e della vaporosa “M.L.N.W.”, pur senza esaltare, sono sicuramente apprezzabili per il loro spiccato appeal ricreativo (con barlumi di Gene The Werewolf e The Darkness).
Un disco “solo” gradevole, dunque, privo di autentici pinnacoli, realizzato da cinque ragazzini “terribili”, per certi versi anche promettenti, che però devono ancora maturare parecchio e dimostrare di possedere appieno le qualità superiori necessarie all'impietosa sfida della scena rock n’ rollistica contemporanea.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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