Inutile nasconderlo. Si fanno chiamare
The Defiants, ma quando i membri del gruppo sono
Paul Laine,
Bruno Ravel e
Rob Marcello è normale che i
fans dei Danger Danger finiscano per essere ingolositi.
E così facendo è praticamente impossibile non invischiarsi in paragoni di difficile gestione, in particolare pensando all’esaltazione procurata dal debutto dei “
Doppiamente Pericolosi”, talmente impressionante da costituire un modello irripetibile pure per i suoi stessi autori.
Diciamo, quindi, che, escludendo proprio quello scultoreo capolavoro di
hard melodico frizzante e scanzonato, “
The Defiants” si dimostra un disco degno della “storia” pregressa della
band (anzi, a tratti, rischia addirittura di offuscarne taluni capitoli … vedasi l’eccessivamente edulcorato “
Revolve”) e che comunque, svincolandosi da scomode comparazioni, è un lavoro alquanto avvincente, legato alla grande tradizione del genere senza intemperanze manieristiche, suonato e cantato in maniera pressoché impeccabile.
Nei dodici brani dell’opera troverete scampoli di Aldo Nova, Bad English, Loverboy e, soprattutto, del migliore Bon Jovi, gestiti con personalità da tre esuberanti veterani (supportati da
Van Romaine ai tamburi), abilissimi nel mescolare ad arte
anthem corroboranti, romanticismo e solarità, a comporre un quadro emotivo di notevole suggestione.
Dopo l’intro
Morriconiana (dalla cui leggendaria cinematografia
western il progetto mutua verosimilmente l’aspetto iconografico ...), il “duello” entra nel vivo con “
Love and bullets”, pezzo che rompe gli indugi e testimonia istantaneamente l’eccellenza fonatoria di
Paul Laine, davvero maiuscolo nell’assecondare una linea armonica di enorme effetto, sostenuta da un
Rob Marcello in grande spolvero.
“
When the lights go down” è un altro momento assai trascinante tra Danger Danger e Whitesnake “americani”, mentre la successiva “
Waiting on a heartbreak” esplora con nerbo terreni maggiormente passionali, somministrando all’astante una cospicua dose di pregnante tensione espressiva.
Edonismo
eighties e un pizzico di
pop contemporaneo si combinano nelle spigliatezze pompose e un po’
naif di “
Runaway”, “
Lil’ miss rock’n’roll” stempera nel
roots-rock yankee la raggiante e spensierata attitudine del gruppo e “
Last kiss” riprende a martellare i sensi con il suo
guitar-work incalzante e i suoi cori a “presa rapida”.
“
Save me tonight” ci concede una tempestiva pausa sentimentale, edificata su ammalianti atmosfere oniriche e magnetiche, e se la nostalgica “
Take me back”, “
We all fall” e l’irresistibile ruffianeria di “
Underneath the stars” tornano a macinare
riff ed enfatiche strutture sonore di facile assimilazione, tocca alla notturna “
That’s when I’ll stop loving you”, con il soffio delicato del
synth e una perfetta conduzione vocale, piazzare un colpo “letale” dritto al centro degli apparati
cardio-uditivi di tutti gli
chic-rockers all’ascolto.
Forse non saremo ancora “
Ad un passo dal Paradiso”, un magico luogo in qualche modo piuttosto “familiare” ai nostri, ma è evidente che il marchio
The Defiants è un’assoluta garanzia in fatto di competenza e ispirazione e che la “resa dei conti” per la vittoria finale nelle graduatorie annuali di settore non potrà prescindere dai suoi esplosivi e raffinati proiettili artistici.