Il buon vecchio Dez Fafara ritorna con il secondo capitolo nella storia dei suoi Devildriver, e bisogna ammettere con il comeback dopo il primo omonimo album non è affatto male, anzi, oserei dire più che buono. Partendo dal presupposto che l'unica pecca dell'album è rappresentato dalla discreta lunghezza delle tracce (12 per 50 minuti di musica), il dischetto contiene diversi spunti interessanti e positivi, vedi l'aggressività miscelata al groove, lo spirito del Metallo che aleggia nel riffing e - soprattutto - nei soli, e la voce convincentissima dello stesso Dez, che lasciato definitivamente nel cassetto il Davis spolvera uno screaming in bilico tra l'oscurità del Black e la furia selvaggia del classico trademark dell'Anselmo growl. Attualmente i Devildriver sono una ottima realtà in grado di soddisfare molti palati, capaci di unire il Modern Metal o Modern Thrash, se volete, con il groove proprio delle uscite Nu Metal... è un po' come se i Fight si incrociassero con i Pantera. Su tutte vi segnalo 'Hold Back The Day', song dotata di una bellissima melodia sul chorus, la seguente 'Sin & Sacrifice', in cui tutto l'amore per il Metal viene espresso sottoforma di un ottimo lavoro dei due axemen Spreitzer/Kendrick, la violenza tutto groove e sangue di 'Pale Horse Apocalypse' o la più choppata 'Before The Hangman's Noose' (Fafara si ricorda ancora del suo passato con i Choal Chamber). Notazione d'obbligo: semplicemente stratosferica la produzione, a cura di Colin Richardson (per inciso, il forgiatore del sound di 'Demanufacture' dei Fear Factory), così avvolgente ma così tagliente e snella da far viaggiare a mille questo 'The Fury Of Our Maker's Hand'. Consigliato.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?