Peccato. Peccato per la produzione scadente (con batteria triggerata similar-midi), altrimenti questo degli Hellfire sarebbe stato davvero un gran bel disco. Autori di un heavy metal grintoso e retrò, non lontano dai primi Metal Church anche per quanto riguarda il cantato, questi polacchi Hellfire sanno trascinare alla grande, pur senza dire nulla di nuovo. Dalla opener "Road to Hell" emerge appieno il carattere della band, che si lanci in brani articolati arricchiti da un riffing squisito. Stupende le armonizzazioni che riportano alla mente proprio gli infuocati chitarrismi del Kurdt Vanderhoof di un tempo o del geniale Andrè Corbin. Quello che davvero sminuisce il lavoro è la batteria, sia nelle parti, troppo spesso con la solita doppiacassa ad elicottero, sia nei suoni, palesemente finti. Superlativa la voce di Tomasz Twardowski, che in alcuni tratti sfiora l'improponibile paragone con il James Rivera che fu. Una caratteristica positiva della band è quella di prendere a piene mani dal power americano ottantiano, ma rielaborandolo in chiave moderna, con passaggi al limite del thrash. Nel complesso, un gran bel disco, che poteva essere migliore e meno confusionario, ma che si rivela superiore alla marmaglia di uscite odierne. Di certo è manna dal cielo per gli amanti di Helstar, Metal Church e compagnia bella (anzi stupenda).
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