Il mio voto arriva dopo tanti, ma tanti ascolti, che sono serviti ad assimilare un album inizialmente molto poco convincente ma in grado, pian piano, di coinvolgere ed emozionare. Intendiamoci, non siamo al cospetto di un capolavoro, ma semplicemente di un onestissimo lavoro di power/prog ben scritto, ben suonato, ben registrato e piacevole da ascoltare.
Il mastermind
Michael Alexander mette insieme una schiera di nomi altisonanti (vedere il box a fianco, non mi piace fare le liste della spesa) e, soprattutto a livello vocale, ci regala un album intricato e affascinante, carico di colori e sfumature. A livello di interpretazione vocale, credetemi, funziona davvero tutto, rendendo il disco un viaggio interessante e fatto di emozioni sempre diverse. Anche le parti growl non risultano invadenti ma aggiungono efficacia alle parti più cattive senza far scadere le sfuriate nell'effetto "caduta di pentolame".
Per quanto riguarda la parte strumentale, leggendo i nomi dei drummer potete ben capire come potenza e precisione abitino qui e non le si possa sfrattare nemmeno con le ruspe. Tra l'altro, bandierina tricolore in alto per la prova sempre impeccabile di
Alessandro Bissa e le magiche tastiere di
Emanuele Casali. A livello chitarristico, anche se non ci sono assolutamente pecche da segnalare, forse si poteva osare un po' di più, ma nel contesto e nell'equilibrio di un concept probabilmente è anche giusto mettersi al servizio della storia.
Vedete voi, siamo lontani dalla magnificenza di altri progetti di questo tipo (chi ha detto Avantasia?) ma un giro vale davvero la pena di farselo. Probabilmente non sarà più nel vostro stereo tra un anno, ma succede spesso, niente di così grave.
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