Tra esperti (veri o presunti …) in preda ad attacchi sempre più violenti di prosopopea nostalgica e una marea di ascoltatori “
da YouTube”, la scena del
rock melodico (e il discorso potrebbe tranquillamente estendersi ad altri generi musicali …) è diventata un “terreno minato” per ogni
band che decida di continuare a frequentarla (nonostante tutto).
Ai lettori di questa
gloriosa webzine, che, “per definizione”, sono certo non appartengano alle succitate categorie, mi sento di suggerire senza indugio l’ascolto attento di “
Who we are”, il nuovo lavoro dei
Vega, e di farlo, per quanto possibile, con la mente sgombra da paragoni impegnativi, compreso quello con il debutto stesso degli
chic-rockers britannici, forse, e per svariate ragioni, ancora oggi l’apice creativo della loro scintillante parabola artistica.
Scoprirete che anche in un “mondo” complicato e schizofrenico come il nostro, si può ancora trovare conforto nella forza invincibile di una melodia, risollevare il proprio animo attraverso il potere catartico di un coro, accantonare per un po’ le difficoltà del vivere quotidiano grazie alla magia contenuta in un semplice dischetto di policarbonato e alluminio.
Ed è per questa ragione che non vi so dire con assoluta precisione se
Nick Workman e i suoi sodali oggi abbiano superato gli
standard vertiginosi di “
Stereo messiah” e “
What the hell” o abbiano eguagliato il capodopera “
Kiss of life”, mentre sono pienamente convinto del fatto che i quarantasei minuti del disco siano in grado di regalare sensazioni davvero intense e “taumaturgiche” a tutti gli estimatori del settore, non deludendo nemmeno i
fans più esigenti di un gruppo ormai diventato fondamentale per l’intero movimento.
Il programma è interamente convincente nel suo complesso, ma la seconda parte, in particolare, è un continuo susseguirsi d’impressionanti scosse emotive … e così se “
Explode” è un’
opener briosa e trascinante, l’atmosfera notturna di “
We got it all” avvolge all’istante, la solare “
Every little monster” mette di buonumore e “
Nothing is forever” è uno
slow (dagli accenni Queen-
eschi) di notevole efficacia, tocca a “
White flag” far esplodere veramente tutte le migliori prerogative dei
Vega (crescendo da
viagra sonoro e
refrain dirompente), condensate in una traccia di rara vigoria espressiva.
“
For our sins” dimostra agli inguaribili conservatori come si possa scrivere e interpretare un magistrale frammento di peculiare e appassionato
melodic rock anche nel 2016, “
Generation now” ha un cuore ardente e muscoli guizzanti e “
Ignite” è un ombroso
mid-tempo vagamente
Leppard-iano da contagio fulmineo.
“
Saving grace” e “
If not you” ostentano un pizzico di U2 (o dei Noiseworks, se vogliamo fare gli “enciclopedici” …) nell’impasto sonico e il
CX emozionale delle grandi canzoni e con l’irresistibile opulenza
anthemica di “
Hurt so bad” si chiude un albo pieno di bella musica, di quella che fa stare bene e aiuta a dimenticare le fatiche che una società cinica e frenetica spesso ci riserva … senza troppe paranoie, io credo sinceramente che possa essere sufficiente per assegnare fin da ora a “
Who we are” un ruolo importante nella lista delle migliori uscite dell’anno.
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