Tanti anni fa, all'incirca 20, da poco diplomato, seguivo un corso di formazione organizzato dalla mia regione di appartenenza.
Tanti anni fa, all'incirca 20, internet non aveva la stessa diffusione di adesso, e il punto di riferimento erano i magazine, le cui recensioni erano per noi giovani adepti del metallo delle vere e proprie bibbie. Ogni numero di “
Psycho!” era una manna con cui deliziarsi un mese intero, fino al successivo numero.
Ho fatto questa premessa per dirvi che 20 anni fui colpito dalla copertina e dal titolo di un disco, letti sul magazine di cui sopra, al punto che alla fine di una delle lezioni del corso, sempre di cui sopra, prima di andare via, scrissi sulla lavagna dell’aula “
There was blood everywhere”.
Il giorno dopo quando riandai a lezione capitai nel bel mezzo di un brainstorming nel quale i miei compagni e il professore si stavano scervellando sui possibili significati di quella frase scritta sulla lavagna, che appariva minacciosa. Ovviamente me ne stetti zitto, godendomi lo spettacolo.
Quel gruppo erano gli
Embalmer, e fa piacere ritrovarli a distanza di così tanto tempo, anche se questo nuovo “
Emanations From The Crypt” è solo il secondo full length della loro carriera.
Per fortuna per la band il tempo non sembra assolutamente passato, offrendoci un platter di brutal death metal come si usava al tempo, allucinato, violento, veloce, in una sola parola ignorante.
Tra
Cannibal Corpse e
Broken Hope, i nostri sciorinano mezz’ora di piacevolissimo tuffo nei ricordi del passato, per chi ha sempre amato il death metal e ne ha odiato la deriva modernista fatta di album iper tecnici e iper prodotti.
In questo disco troverete marciume sonoro, produzione assolutamente non laccata, esecuzione ignorante e scriteriata come gli assoli che propina, un singer che ‘growla’ come se non ci fosse un domani.
La title track oppure pezzi come “
Reduced To Human Scum” sono validissimi esempi di brutal death metal americano come si usava agli inizi degli anni ’90, brutale e profondo, ma che non disegna sfuriate grind, con un gusto del macabro e del gore quasi adolescenziale ma cui quelli della mia generazione sono legati e con il quale sono cresciuti.
Al punto che scrivere “
there was blood everywhere” su una lavagna ci faceva sentire ‘evil & nasty”, noi della casta dei privilegiati che avevamo visto la luce avendo scoperto il metal, ascoltando i gruppi più estremi del pianeta, come i
Disgorge, i
Brodequin, i
Devourment, gli
Impetigo e via discorrendo.
Promossi a pieni voti.
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