Sarebbe abbastanza semplice inserire i
Fenix Tales nel convulso calderone del
symphonic gothic metal, ma ritengo altresì che si tratterebbe di una generalizzazione alquanto imprecisa e pure un po’ fuorviante.
Benché la commistione tra
HM e musica classica operata dai fiorentini possa, in qualche modo, essere ricondotta ai vari Within Temptation, After Forever, Nightwish ed Epica (con taluni rimandi pure a Therion e Lacrimosa), a differenziare i nostri da una scena ormai oltremodo inflazionata e pavida, arriva un approccio decisamente più colto e “rigoroso”, tanto che nel caso di “
The abyss eye”, il loro
full-length di debutto, non è per nulla pretenzioso parlare (e nel suo senso letterale) di un concreto esempio di “
opera metal”.
Escluse dall’impianto sonoro tanto le concessioni ruffiane e “commerciali” quanto gli eccessi aggressivi, i toscani si affidano ad arrangiamenti orchestrali magniloquenti e melodrammatici e a suggestive influenze celtiche (ed ecco che affiorano alla mente i nobili nomi autoctoni di Dunwich, Presence e quello di un’altra entità ispirata al celebre uccello mitologico che rinasce dalle sue ceneri, i Crystal Phoenix ...), lasciando la componente squisitamente “metallica”, pur ampiamente incisiva e produttiva, a fungere da collante e da coadiutrice alla tensione espressiva, per la cronaca, costante per tutta la durata del programma.
E poi c’è la voce di
Lucia, tecnicamente impeccabile e finalmente piena e comunicativa, capace di eccellere anche sotto il profilo interpretativo, in un genere in cui il “canto lirico” è troppo spesso privo del necessario spessore emotivo.
Infine, e tuttavia, come si può facilmente intuire, non meno importante, l’aspetto compositivo, curato dal gruppo alla stregua di un attento cesellatore di note, abile, raffinato ed eclettico nell’istoriare ad arte il pentagramma, senza per questo risultare particolarmente enigmatico o smodatamente elitario.
Quaranta minuti di musica fortemente evocativa, dunque, da vivere come ci si trovasse nel loggione di un teatro mentre davanti agli occhi scorrono immagini ora tragiche ed epiche, ora fatate e leggiadre, in un saliscendi sensoriale potente e intenso, da cui ogni eventuale estrapolazione appare superflua se non addirittura nociva.
Pronti per trascorrere un’autentica “
night at the Opera”?
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