Attivi sin dal 2000, i
No Frontiers sono un quartetto milanese dedito ad un punk rock molto poco rock e molto, troppo, pop.
Dispiace iniziare così la recensione di un lavoro che sancisce il ritorno discografico dopo tanti anni, ma "
Moving Forward" segna il problema di fondo di un genere musicale che, qualora non sia supportato da un'adeguata rabbia di fondo, traducibile poi in un substrato hardcore, o metal o grind o che ne so, rimane un poppettino destinato principalmente a 16enni in preda a crisi ormonali, desideri alcolici o eiaculazioni precoci.
Quando la band si cimenta su territori VAGAMENTE più intensi, tipo l'iniziale "
Delay" o "
1059 blabla" si riesce ancora a rimanere sulla sufficienza, ma quando le atmosfere si fanno ancora più rilassate, tra l'alternative ed il bieco pop da classifica, tipo "
Wake Up Call" o la terrificante "
Semplice" posta in chiusura di disco, beh onestamente o prendiamo in considerazione di essere ad una festa di fine anno al liceo o c'è qualcosa che non va.
Niente vieta ai No Frontiers di continuare a proporre in questo modo questo genere di musica con impegno e soddisfazione, nientemeno gentaglia come i blink182 c'hanno fatto i soldi, ma "
Moving Forward" di forward c'ha ben poco, anzi a malapena può essere preso come retrospettiva della propria vita, quando a 15 anni il problema era il compito in classe la mattina dopo o la tizia che c'aveva dato buca.
I problemi son altri. Ed anche la musica.
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