Il soffio del vento che, gelido, sferza le fronde degli alberi ed è l'unico rumore che è possibile ascoltare in un paesaggio, al contrario, silente nel suo eterno manto nevoso che ne confonde i margini rendendo tutto bianco e senza tempo.
Dal manto ghiacciato si ergono, minacciose ed inquiete, fredde ombre di creature indefinibili che sussurrano lontano e ti invitano ad andare verso di loro quasi a volerti ghermire con lusinghe colme di speranze ma pericolose nella loro essenza.
In immagini questo potrebbe essere
"For Cold Shades" dei teutonici
Timor et Tremor, un album che se fosse uscito negli anni '90 avrebbe visto la luce grazie alla No Fashion Records e che, oggi, invece a quel periodo storico ed a quella etichetta guarda e rivolge il suo freddo interesse.
Black metal melodico dal chiarissimo marchio svedese dunque.
Black metal epico, pagano, melodico e, alle mie orecchie, poetico come solo certi suoni riescono ancora ad esserlo pur senza inventare niente e senza avere nemmeno la pretesa di farlo.
Melodie ammalianti, sostanzialmente senza tempo, evocative e dalla forza emozionale dolorosa in grado di portarti lontano.
E poi freddo, tanto.
Come se fuori dalle mie finestre non fosse piena estate ed invece nevicasse.
"For Cold Shades" non lascia indifferente l'animo: lo tortura con le sue rasoiate e lo accarezza con le sue atmosfere (
"The Soaring Grudge"), lo sballotta con il soffio del suo vento e lo abbraccia con il suo orgoglio e la sua potenza (
"Fen Fire"), lo ferisce con lo scream disperato e ne coccola i resti con dolci armonie vocali (
"Ethereal Dome")
Di dischi così ne escono sempre di meno.
Ma questo è un bene perchè quando lavori del genere ti si parano davanti non puoi che amarli e custodirli gelosamente.
Un ritorno al passato che emoziona ed incanta.
In una sola parola grande musica.
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