Secondo album per i
The Levitation Hex, nuova creatura del chitarrista/cantante
Adam Agius, già mente degli Alchemist. Rispetto alla precedente formazione, il musicista australiano conferma la complessità del suo stile, sempre aperto a molteplici influenze, ma con attitudine più metallica e disturbante.
La base portante è un techno-death poderoso e articolato, con variazioni heavy rock (“
The things time can’t mend”) ed alcuni accenni psycho-prog di stampo modernista. Se brani come “
Disrate” o “
Amygdala” mostrano un tecnicismo spigoloso ed urticante, altri del calibro di “
Sleeping synapse” puntano sul tiro annichilente e senza compromessi sfiorando i territori sludge.
L’aspetto vocale si mantiene virulento, con una costante nota di disperazione feroce, ma in alcuni momenti affiora maggiore accessibilità (“
Buried in a world”). Invece in “
Hipokritikill” ritroviamo l’atmosfera contaminata degli Alchemist di “Tripsis” e le loro venature allucinate e visionarie, in un brano voivodiano tra i migliori del disco.
Nonostante l’evidente sforzo di fornire varietà alla proposta, alla lunga emerge una certa pesantezza di fondo ed i brani tendono a somigliarsi e confondersi. Comunque, se amate il metal massiccio e opprimente i
The Levitation Hex rimangono una scelta convincente.
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