Volete fare un bel tuffo nel passato dello
speed / thrash metal? Avete un pizzico di nostalgia per una scena genuinamente “ruspante”, fatta di copertine sguaiatamente “
splatterose”, di nastri dimostrativi che non suonavano per nulla come dischi e di gruppi che per uscire dalle “cantine” si affidavano esclusivamente (o quasi) allo sbattersi su di un palco e alla pratica del “passaparola”?
Se avete risposto positivamente almeno a uno dei quesiti iniziali di questa disamina, non posso far altro che consigliarvi il contatto con la riedizione di “
Eat 'em raw” dei newyorkesi
Savage Thrust, una delle tante formazioni che nonostante una certa visibilità “locale” non sono state in grado, per vari motivi, di emergere in un universo musicale già saturo e “distratto” da sonorità più moderne o raffinate.
Per chi non li conoscesse (in parecchi, mi sa …) stiamo parlando di un gruppo nato nel 1984, dedito a una formulazione espressiva piuttosto cruda e brutale che però non disdegnava al tempo stesso enfatiche pulsioni di
power metal americano, apparendo alla fine come una sorta di fusione tra Overkill, Forbidden, Nuclear Assault, Agent Steel, Helstar e Liege Lord, su cui si protendono talvolta le perniciose ombre dei Mercyful Fate.
Inizialmente pubblicato nel 1990 dalla label messicana Avanzada Metalica (!) e in seguito ristampato su
Cd dalla Reborn, l’albo viene oggi riproposto dalla
Minotauro Records in una sontuosa versione arricchita nei contenuti e nella veste grafica.
Demo,
live-takes,
7” e un curato
packaging (compreso un
flier con un paio interessanti interviste alla
band) si aggiungono ai trentasei minuti del programma originale e forniscono l’immagine completa di un manipolo di musicisti magari non particolarmente estrosi e tecnici e tuttavia molto “veri” e passionali, oltre che abbastanza abili nello sviluppare con gusto e tensione la “loro cosa”.
La voce acuminata (e leggermente lacunosa, invero …) di
Mike Smith e le chitarre trancianti di
Edmund Varuolo sono le “armi” più letali dei
Savage Thrust e, come anticipato, qualora siate degli
headbangers devoti ai suoni istintivi e impetuosi, trarrete sicuramente giovamento emotivo da “
Acid bath”, “
Speed or bleed”, “
The vice”, dalla travolgente “
Seed of demon” o ancora da “
Virgin scream” e “
But soon revenge”, tutta “robetta” piuttosto efficace e coinvolgente.
Non male, infine, sebbene l’influenza dei campioni Metallica / Megadeth si faccia a tratti fin un po’ troppo pressante, il materiale del 1991 (con il microfono che passa a
Rob Antila), a conferma che di mezzi per proseguire nel percorso artistico ce n’erano ed erano pure moderatamente consistenti.
Un’operazione di “riscoperta” che merita considerazione, dunque … non cambierà né le vostre prospettive personali né, ovviamente, le gerarchie del settore, eppure credo soddisferà gli amanti della storia del genere e chi rimpiange la “spontaneità”, un aspetto non sempre rilevabile nel diffuso manierismo del
rockrama contemporaneo.
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