Sono legato ai
Danger Zone da un rapporto “affettivo” di lunga data, ma vi assicuro che nelle parole che state per leggere non c’è la benché minima ombra di una nostalgica “benevolenza”.
“
Closer to heaven” è semplicemente uno scintillante gioiello di
hard-rock di classe e in questa valutazione non influisce né il fatto che sono italiani e né che sono in giro già da “qualche” tempo, senza riuscire ad ottenere il giusto riconoscimento.
La verità è che il gruppo detiene un suono monumentale, possiede un innato gusto melodico e sa gestire in maniera entusiasmante il contrasto tra passionalità e nerbo, esibendo una qualità nel
songwriting personale ed eclettica, sebbene radicata entro i confini stilistici di un settore assai rigoroso.
Dokken, Hurricane, Winger, Heaven’s Edge e Kiss sono i suoi modelli fondamentali ed è obiettivamente molto arduo trovare qualcuno che sia in grado di celebrarne le gesta in un modo migliore, con i nostri che si dimostrano padroni assoluti della “materia” e appaiono alimentati da un’ispirazione talmente vivida da collocarli tra le priorità dell’anno, incuranti dell’eventuale blasone dei concorrenti.
Un risultato costruito sul talento e sull’esperienza, che certifica le effigi artistiche di
Giacomo Gigantelli e
Roberto Priori tra le grandi protagoniste della “scena”: il primo, con la sua voce granulosa e stentorea, è perfetto nel pilotare con affabilità e vigore
macho composizioni sempre coinvolgenti, mentre il secondo, abilissimo nel fraseggio cromato e nella tessitura armonica, conquista i sensi alla maniera dei vari
Lynch,
Beach e
Kulick evitando di scadere nella retorica di tanti dei loro emuli.
Ricordando, inoltre, che a
Priori (e a
Jody Grey) si deve anche l’efficace produzione dell’albo, è poi necessario elogiare sia una precisa sezione ritmica, gestita da
Matteo Minghetti e
Paolo Palmieri, e sia il pregevole lavoro svolto alle tastiere dagli ospiti
Michele Luppi e
Pier Mazzini, due “celebrità” perfettamente funzionali a un contesto musicale pienamente focalizzato e definito.
Arrivati alla disamina specifica del programma, diciamo subito che è praticamente impossibile effettuare delle selezioni di merito.
Attraverso una sontuosa fusione di melodia (forse leggermente più presente che in passato) e grinta, i quarantasei minuti di durata dell’opera offrono una pressoché incessante sollecitazione sensoriale, in un viaggio verso l’empireo del genere che inizia con l’ariosa “
Turn it up” e termina solo quando le sublimi note della Journey-
ana “
Hard rock paradise” vi costringeranno all’ennesima pressione del tasto
play.
Le altre tappe fondamentali del gratificante cammino si chiamano “
Go! (Closer to heaven)”, una “ruffianeria” di eccellente fattura, “
Higher than high” e “
I’m all in”, enormi per incisività melodica, “
Here where I belong”, una gemma di vigoroso e suggestivo sentimento e poi ancora “
I love crazy”, “
All for you”, “
T’night”, “
Human contact” e “
Not that lonely”, una manciata di fulgidi esempi di
class-metal alla “bolognese”.
Un bellissimo disco che non dovete proprio far mancare alla vostra preziosa collezione … molto vicino al
Paradiso, davvero molto vicino …
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