I lombardi OperaNoire mi hanno davvero messo in difficoltà …
Analizzando, innanzi tutto, la cover e il booklet del loro Cd d’esordio edito dalla Last Scream Records di Vigevano e acquisendo informazioni in merito alle loro influenze musicali, mi apprestavo a dover commentare l’ennesima esibizione di gothic metal assolutamente rigoroso agli schemi (compresi quelli più strettamente legati “all’immagine”) e risolvere l’analisi liquidandoli, visto il totale sovraffollamento che ha caratterizzato il genere, con le più classiche definizioni che tirano in ballo un suono fatto di manierismo e d’incondizionato conformismo ai modelli, magari anche di buona qualità, ma allo stesso tempo altrettanto logoro e monotono.
Durante l’ascolto di questo “Bad intent”, le impressioni d’osservanza stilistica legata al metallo gotico sono effettivamente confermate, ma contrariamente a quanto previsto, l’interpretazione di questi percorsi è talmente ben fatta da risultare tutt’altro che noiosa e le sonorità proposte, nonostante si rivolgano in modo piuttosto esplicito principalmente a Sisters Of Mercy, Type O Negative e 69 Eyes e si estendano anche a qualcosa di H.I.M., Love Like Blood, Sundown e To/Die/For (ma la lista potrebbe allungarsi molto …), il tutto immerso in un’atmosfera che mescola tracce d’approccio glam(our) e residui dark-wave, risultano così abilmente assemblate da stimolare audizioni ripetute.
Molto adeguata la voce del singer William, una sorta di convergenza tra il fondamentale messia del gotico britannico Andrew Eldritch e i suoi adepti Peter Steele e Jyrki, ma tuttavia credibile e convincente nelle sue carismatiche esposizioni che sanno essere tenebrose e languide in modo piuttosto spontaneo senza manifestare eccessi d’artificiosità, così come proprietà e qualità esecutiva sono doti ascrivibili anche agli altri musicisti della band.
Undici brani equilibrati fin dalla registrazione, scorrono senza evidenti debolezze, a partire dall’appeal morboso dell’opener “Never & ever” (presente anche in versione “radio edit”), attraversando l’effetto drammatico alla Type O Negative di “Glitter-painted nails” (condito da robuste iniezioni di 69 Eyes) e “In the rain”, il linguaggio tipico delle “Sorelle della Misericordia” evocato nella marziale “So, I understand” e l’oscurità corrotta e suadente della bella “Thrill of decadence”, approdando persino alla maliosa malinconia crepuscolare in versione acustica accennata nella “cinematografica” “The fairy lady”, tutti in possesso dei requisiti necessari per appagare parecchi dei fans di queste coordinate musicali.
Se, a tutto ciò, includiamo poi, un’attenzione significativa agli aspetti visuali (che li conduce, a quanto pare, a spettacoli live molto coinvolgenti, che si avvalgono anche dell’ausilio di una performer), è possibile prevedere per gli OperaNoire un “futuro” denso di discrete soddisfazioni anche dal punto di vista squisitamente “commerciale”.
Alle ambizioni mainstream può contribuire, inoltre, la cover di “Heroes” del “Duca bianco” più famoso del rock, la quale, però, non è rappresentata come sterile rilettura carbon-copy di un inarrivabile classico, ma viene offerta con buona personalità, mantenendo la vena interpretativa caratteristica del gruppo, senza temere eventuali accuse di “sacrilegio”.
Ribadisco il concetto: questo “Bad intent” non dice nulla di veramente nuovo, ma la sua forza è proprio quella d’essere alquanto efficace a dispetto di questo suo “convenzionalismo”, grazie ad un gruppo che, probabilmente, conosce così bene la materia da saperla ancora manipolare in modo produttivo.
Stappate la migliore bottiglia di vino rosso che avete in cantina, accendete le candele, magari in piacevole e “gothica” compagnia ed affidatevi agli OperaNoire (ma fatelo anche senza questo “utile” ma non indispensabile “contorno”) … l’effetto è assicurato!
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