Si può suonare un disco prog rock senza acrobazie tecniche, tempi dispari tanto complessi da sembrare degli integrali indefiniti e funambolici assoli di tutti gli strumenti in campo?
Secondo i
The Room, gruppo del South East inglese, sembrerebbe proprio di sì. Attivi dal 2010 hanno alle spalle un solo album intitolato
“Open Fire” che ha ottenuto risultati discreti e che ha fatto da rampa di lancio per la stesura di questo
“Beyond the Gates of Bedlam”, rilasciato sotto
Bad Elephant Music.
Come accennato la parola prog qui va intesa in modo abbastanza marginale, è la struttura portante silenziosa e nascosta dell’intero lavoro in cui enorme risalto viene dato alle atmosfere, alle sensazioni, alla melodia. Alla canzone nella sua forma più essenziale e affascinante, capace di suscitare emozioni vere e profonde. Gli strumenti qui non dominano ma sono umili gregari, nessuno si pone al di sopra degli altri ma sono tutti al servizio della musica.
Potremmo perderci in paragoni e citazioni di altre band che in un modo o nell’altro vengono richiamate alla mente durante l’ascolto, ma i
The Room hanno un’identità tutta loro in cui mille influenze vengono fuori e velocemente ritornano a scorrere silenziose.
Ci sono
Marillion, Saga, It Bites, Magnum nell’incedere di tutto il disco e per ogni volta che questo girerà nel vostro lettore se ne potranno trovare altri e altri ancora, senza mai riuscire a trovare una somiglianza più forte di altre. E’ come un fiume che in ogni ansa ricorda tutti gli altri fiumi della Terra senza però essere mai neanche lontanamente uguale a nessun altro al mondo.
“Beyond The Gates of Bedlam” è rock, prog, a volte pop, intriso di una vena malinconica e struggente, fatto di linee vocali intense e melodie in bilico tra il drammatico e il teatrale in cui splende la voce di
Martin Wilson, capace in ogni momento di apportare il giusto carico interpretativo ed emozionale alle varie parti.
L’opener e singolo
“Carrie”, “Full Circle”e la bellissima
“As Crazy As It Seems” sono la massima espressione di quanto detto, cariche di emozioni profonde, mai banali, apparentemente semplici e senza mai aver bisogno di ricorrere a chissà quali tecnicismi impossibili per comunicare ciò che devono.
Andando avanti non ci sono punti deboli. La seconda parte è meno amara, con un numero maggiore di aperture prog e in cui alcune canzone sfondano il muro dei 7 minuti senza stancare. Potrei citare tra le perle anche
“The Book” con il suo riff portante e il break centrale, oppure la conclusiva
“Bedlam” ispirata al Bethlem Royal Hospital, un ospedale psichiatrico nel sud est di Londra.
E per non farsi mancare niente, danno la possibilità di acquistare la versione digitale in svariati formati (da mp3 a FLAC) a 5 sterline. Io l’ho fatto e lo consiglio vivamente a chiunque ami la buona musica.
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