Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2016
Durata:51 min.
Etichetta:Skyfire Interactive

Tracklist

  1. RUFF JUSTICE
  2. PSYCHO EX
  3. GINA
  4. WHERE DOES THE TIME GO?
  5. CHAINSMOKER
  6. SAY IT TO MY FACE
  7. FOREVER JUST A DREAMER
  8. HALLOWEEN
  9. LAUGHING ALL THE WAY TO THE BANK
  10. WHERE THE TWO ROADS PART (FEAT. ANNA PHOEBE)
  11. WAKING UP THE NEIGHBOURS
  12. IF I COULD CHANGE (FEAT. MARTIN BARRE).

Line up

  • Tommy Justice: vocals, guitars
  • Richie Scott: bass
  • Steve Wallace: guitars

Voto medio utenti

Non mi piace convogliare in un unico numero tutto quello che può comunicare un prodotto artistico complesso come può essere un disco rock/hard/metal. E’ come giudicare una persona da una singola foto presa in chissà quale momento della sua vita e classificarla per sempre in base all’impressione di un lontano istante. E poi qual è il valore reale di questo numero? E’ una cosa estremamente soggettiva, almeno nelle sfumature. Ai miei tempi prendere un 7 era fonte di festeggiamenti e pacche sulle spalle, i 4 e i 5 fioccavano, di 10 in vita mia ne ho visto solo uno. Oggi non so, mi pare che si sia perso il piacere della conquista e che il voto alto sia come gli snack per i cani, premio base anche se non hanno fatto assolutamente nulla o quasi per meritarlo. Ma torniamo in camera oscura a svilluppare il rullino di Tommy Justice, non si sa se sia un nome d’arte o meno anche se propendo per la seconda ipotesi.

La fotografia di “Rockturnal”, secondo album solista per il chitarrista e cantante britannico dell’Hertfordshire, appare sbiadita e dai contorni logori e giallastri, qualche crepa la attraversa e la deforma leggermente. Nell’angolo una macchia vagamente opaca di un vecchio whisky inglese. Sullo sfondo la luna illumina fiocamente le ombre del passato che hanno guidato la creazione delle 12 tracce presenti nel disco. GNR, Led Zeppelin, The Who, KISS, Metallica, ZZ Top, Dire Straites (scritto proprio così), Aerosmith, Bon Jovi, Van Halen, The Rolling Stones, Meat Loaf costituiscono il background su cui viaggiano le idee di Tommy. Nomi grossi, ingombranti, pesanti. C’è anche un sosia di Eddie degli Iron in copertina.

L’inizio “appena appena” alla Van Halen dell’opener “Rock Justice” sembra confermare i sospetti sul peso specifico di tali nomi nell’ambito dell’album, anche se poi proseguendo con l’ascolto le singole influenze sembrano svanire lentamente e lasciare spazio a un intero genere. Siamo infatti chiaramente in territori hard rock americano anni 80 e primi 90, in cui riff e melodie catchy la fanno da padrone e i testi sono molto semplici e con pochi temi da cui attingere. Bei tempi.
“Psycho Ex” e “Gina” ovviamente non si discostano di un millimetro dalla strada già tracciata e soprattutto la seconda richiama nella mia mente la Gina di Bon Jovi. Un momento. Questo qua si chiama Tommy. Tommy and Gina. Se l’ha fatto apposta è un grande. Non lo sapremo mai.

E si continua così fino alla fine senza grandissimi sbandamenti ma nemmeno mirabolanti sorprese, tra una carina e Bryan Adamsiana “Where Does The Time Go” e una più heavy oriented “Chainsmoker” in cui finalmente il nostro Justice piazza degli ottimi passaggi strumentali degni della miglior NWOBHM. Passando per una “Halloween” decisamente più “piena” di contenuti strettamente musicali con tanto di finale alla Tesla, un paio di ballad classiche classiche che più non si può e la frizzante e divertente “Waking Up The Neighbours”.

Si chiude con la bonus track “If I Could Change” in cui fa la sua imponente comparsa Martin Barre, storico chitarrista degli altrettanto storici Jethro Tull. La canzone purtroppo è un’altra ballad melensa che non aggiunge nulla di nulla al resto di “Rockturnal” e qui mi chiedo e mi domando, non si poteva sfruttare un tantino meglio la presenza di una figura tanto importante invece di relegarla a qualche passaggio in un canzoncina del genere? Occasione più unica che rara banalmente persa. Detto ciò parliamo comunque di un buono e onesto disco hard rock, suonato bene e con evidente passione ed esperienza, non trascendentale né indimenticabile, ma sicuramente oltre la sufficienza.
Recensione a cura di Massimiliano 'Koru' Cammarota

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