Fin dalla copertina di questo
"Winterwaker", nonchè dal carattere scelto per il logo, si capisce che gli olandesi
Tarnkappe suoneranno black metal alla "vecchia maniera".
Il trio, composto da musicisti con diverse esperienze nella scena underground del proprio paese, ci propone, infatti, una interpretazione del black metal molto influenzata dalla scena norvegese dei primi anni '90, in particolare mi sono venuti in mente i primi Kampfar, senza tuttavia aggiungere niente di nuovo a quanto detto da tanti artisti prima di loro, cosa, questa, di per se non particolarmente grave, ma anche senza riuscire ad essere incisivi con la propria proposta, e questo, invece, è, a mio avviso, un grosso difetto.
I brani dell'album, per quanto suonati bene e con tutte le "specifiche" richieste dal genere, purtroppo per i Nostri, sono molto scolastici, abbastanza ripetitivi, soprattutto nella seconda metà del disco, e senza spunti degni di nota, a parte qualche accenno epico (
"Aan de Aarde Gebonden", secondo e migliore brano dell'album) che, se fosse stato meglio sviluppato, avrebbe reso certamente la proposta più ricca ed interessante, senza dunque quelle idee che, solitamente, possono elevare un disco del genere da un livello medio al quale esso appartiene.
La Hammerheart, etichetta che licenzia l'album, ci informa che se la musica dei
Tarnkappe fosse ascoltata durante le notti di luna piena si potrebbe rivivere l'emozione degli album di Arckanum, Darkthrone o Burzum... la verità, invece, è che se
"Winterwaker" lo ascoltate di notte potreste addirittura addormentarvi!
Detto questo, augurandovi la buonanotte nel caso di cui sopra, vorrei sottolineare che, in ogni caso,
"Winterwaker", non fosse altro per completezza di cultura musicale, un ascolto lo merita.
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