Sebbene
"Kadingir" verrà rilasciato dalla ATMF solo a fine gennaio 2017, abbiamo modo di parlarne con largo anticipo grazie alla etichetta discografica che ha mandato il promo in redazione molto prima della uscita.
Intorno al progetto
Titaan, presumibilmente una one man band del mastermind
Lalartu, c'è il più assoluto riserbo dal momento che, a parte quanto detto fin'ora, non si sa assolutamente nulla se non che l'album fa dell'antica cultura mesopotamica il suo campo di interesse per la parte lirica e contenutistica.
Questo interesse per una civiltà tanto antica si "traduce" in un album di non facile classificazione che unisce ambiti musicali diversi ed eterogenei: durante i quasi settanta minuti della sua durata, assistiamo ad una costante alternanza tra brani dark ambient dal sapore oscuro e mistico e pezzi di raw black metal, primordiali nel loro impeto, gelidi nel riffing e nella drum machine che li scandisce, martellando in maniera incontrollata ed altezzosa.
Su tutto l'album si estende una patina oscura, misteriosa e sciamanica che porta i
Titaan ad abbracciare anche esperienze sonore vicine al doom ed al death metal più pesante, completando, in questa maniera, un album feroce ed al contempo "profumato" di incenso che, nonostante la sua lunghezza, riesce comunque a catturare nelle sue spire l'ascoltatore e ad affascinarlo per le sue sinistre atmosfere.
Forse lo stacco tra i brani propriamente metal e quelli puramente ambient, a volte vagamente sinfonici, è troppo netto dando, pertanto, la sensazione di trovarsi di fronte ad un puzzle disordinato piuttosto che ad un'opera compiuta, ma
"Kadingir" ha, in ogni caso, un fascino tutto particolare che ti spinge ad ascoltarlo e ad immergerti nelle sue atmosfere dannatamente sulfuree e sottilmente paurose.
A mio giudizio, il meglio
Titaan lo fornisce proprio nei brani di dark ambient esoterica tanto che, anni fa e senza la componente black metal, questo album sarebbe tranquillamente potuto uscire per la Cold Meat Industry e ne sarebbe stato un degnissimo rappresentate a fianco di Sephiroth, Maschinenzimmer 412 o Raison d'être perchè in grado di toccare le stesse corde emotive ed esplorare gli stessi abissi mentali, cosa che per me è un grosso complimento.
Gusti personali a parte, va detto che, anche quando sono le chitarre a diventare protagoniste, sia nei momenti di velocità folle che in quelli rallentati ed imponenti,
Titaan indovina atmosfere ed intrecci sonori che sono segno di talento e di capacità in fase di songwriting assolutamente non scontate.
"Kadingir" è quindi un album di un nero denso e asfissiante, ricco di dissonanze e di antichi misteri che, se ascoltato con la dovuta cautela e attenzione, può risultare sorprendente e ipnotico, un album, va da se, difficile ma di valore che inaugura il 2017 all'insegna dell'oscurità ma anche della buona musica.
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