Ammiro sinceramente, in un'epoca segnata da Facebook, Twitter, Instagram e puttanate simili, la ricerca dell'anonimato che, da sempre, distingue i
Deathspell Omega i quali, alla sterilità dell'apparire, hanno sempre anteposto la musica, l'unica cosa che dovrebbe davvero importare ad un musicista che voglia definirsi tale: il fatto, poi, che la proposta dei transalpini sia la più scardinante ed innovativa che il Black Metal abbia potuto contemplare negli ultimi quindici anni, non fa altro che aumentare la considerazione e la stima nei loro confronti.
In omaggio a quanto detto fin'ora, senza nessuna pubblicità, all'improvviso, dopo quattro anni di silenzio, il gruppo di Poitiers torna sul mercato discografico con un nuovo EP di quattro brani dall'enigmatico titolo di
"The Synarchy of Molten Bones" che conferma il loro essere qualcosa di "altro" rispetto a tutta la scena estrema mondiale la quale, dal punto di osservazione dei Nostri, deve sembrare davvero piccola tanta è la distanza, verso l'alto, che i francesi hanno scavato nel corso degli anni.
Il nuovo lavoro parte dai precedenti "Paracletus" e "Drought" e va oltre.
Esso si spinge, dunque, ancora più lontano, sebbene sia, paradossalmente, più diretto, ed aumenta la distanza della quale vi parlavo prima.
Spaventoso è il termine che meglio definisce l'album.
Spaventosa è la tecnica strumentale del gruppo.
Spaventoso il riffing dissonante, atonale e schizofrenico di
Hasjarl (ammesso sia lui a suonare).
Spaventosi il growl e tutte le inquietanti soluzioni vocali di
Mikko Aspa (ammesso sia lui a cantare).
Spaventosa la batteria, di un batterista di un altro pianeta, impossibile da seguire e da capire davvero.
Spaventoso il pulsare sinistro di un basso dai "contorni" sludge (opera di Khaos?).
Spaventosi i brani divisi in quattro momenti, ma in realtà uniti in un singolo vortice.
"The Synarchy of Molten Bones" non ti lascia respirare, la sua violenza è inaudita, l'alternanza continua tra inumani blast beats e criptici momenti più lenti ti prende la gola, ti fa a pezzettini minuscoli e ti sputa via, sdegnosa, quasi aliena e assolutamente priva di sentimenti.
Dietro una musica del genere, molto più vicina al death ipertecnico di Ulcerate o Gorguts che al Black Metal "comune", c'è una mente oscura che, meticolosa, mette in scena il male e ce lo sbatte in faccia senza nessuna remora seguendo una via chirurgica e matematica di espressione che lascia attoniti ed inermi.
Di fronte a questo muro sonoro, un muro tanto alto che non se ne vedono i margini superiori, quello che si può fare è solo restare in silenzio ed ammirarne la spettacolare perfezione delle forme, le traiettorie aliene e l'opprimente pesantezza che ti schiaccia come il più miserabile dei vermi.
"The Synarchy of Molten Bones" non è solo un album: con le sue atmosfere apocalittiche, il suo sapore religioso, i suoi raffinati testi satanici (come sempre profondissimi), la sua iper complessità ed il suo matematico annichilimento, è pura e semplice manifestazione di superiorità assoluta.
Una superiorità, ancora una volta,
spaventosa.