Quando si realizzano dischi come “
Don't come easy” e (l’appena inferiore) “
Strength in numbers” e si è una formazione musicale dalle formidabili qualità, purtroppo, per molte ragioni, non adeguatamente riconosciute, è pressoché inevitabile possedere uno “zoccolo duro” di estimatori tanto affezionati quanto esigenti (al limite della
miope intransigenza, talvolta …).
I
Tyketto dovranno probabilmente fare i conti per sempre con questa situazione, e se il precedente “
Dig in deep”, pur pregevole, non era stato capace di convincere del tutto i “nostalgici” della band di Staten Island, il rischio è che anche a questo nuovo “
Reach” sia riservato un destino analogo.
Ciò detto, sarebbe un vero peccato trascurarlo, perché il lavoro in questione è forse addirittura leggermente superiore al suo predecessore, riporta in auge la miscela di
hard-rock e
AOR degli americani con freschezza e ispirazione e ci riconsegna un
Danny Vaughn in eccellenti condizioni di forma, “capitano” di una coalizione artistica rinnovata e assolutamente impeccabile sotto il profilo tecnico-interpretativo.
Vaughn e il suo fedele sodale
Michael Clayton Arbeeny hanno trovato in
Chris Green un chitarrista capace di non far rimpiangere lo storico
Brooke St. James e con il prezioso supporto di
Chris Childs (Thunder) e dell’ex-Ten
Ged Rylands il gruppo è stato in grado di produrre un’opera di notevole intensità espressiva, piuttosto variegata nei temi proposti e vivace nella loro esposizione, “riconoscibile” e tuttavia mai eccessivamente autocelebrativa.
A destare immediatamente una grande impressione ci pensa la
title-track dell’albo, avvolgente e magniloquente, mentre con “
Big money” l’atmosfera si “scalda” ulteriormente e si fa maggiormente coriacea, con l’ugola di
Danny perfetta nell’ostentare con uguale maestria raffinatezza, ardore
bluesy e vigore
anthemico.
Se “
Kick like a mule” prosegue sulla medesima falsariga stilistica della traccia precedente con un briciolo di minore brillantezza, tocca a “
Circle the wagons” infliggere il primo colpo “letale” dritto al centro dei sensi dei
fans dei
Tyketto, conquistati, ne sono certo, da questa splendida
power-ballad pilotata alla perfezione dai nobili registri di un
vocalist perennemente emozionante nelle sue prestazioni.
Squisite ambientazioni
hard n’ soul impregnano la pulsante “
I need it now”, il
riff cromato e le ariosità melodiche di “
Tearing down the sky” evocano una scintillante fusione tra Journey e Dokken e “
Letting go” illanguidisce con il suo sentimentale andamento elettro-acustico.
Hard, barlumi
west-coast-iani e
southern-rock si combinano con classe nella coinvolgente “
The fastest man alive” e nella più malinconica “
Remember my name” e dopo le gradevoli scosse
funky concesse a “
Sparks will fly”, il programma riserva ancora due perle del calibro di “
Scream”, uno
slow orchestrale pregno di trasporto emotivo e “
The run”, un imperioso crescendo sonico di enorme suggestione.
Il “mito” rimane intatto (e non potrebbe essere diversamente …), ma se cercate un ottimo disco di
hard-rock melodico, ben prodotto, scritto e suonato in maniera encomiabile, sforzatevi (non è semplicissimo, lo so …) di rinunciare a paragoni scomodi e inopportuni e godetevi senza remore “
Reach” … qualcosa mi dice che vi farà compagnia per molto tempo.