"Il più grande pianista tra i direttori, il più grande direttore tra i compositori, il più grande compositore tra i pianisti...un genio universale".
Così Artur Rubinstein definisce Leonard Bernstein. Così ci tocca partire in questa solita era.
In un'ipotetica brutta, mi pare fossi a buon punto su:
- una filippica a tema inizio millennio
- i piatti
- cenni a toxicittà dilatando il riff (e rallentando molto il play) prima di metà canzone di
Winning A Losing BattleIn una scorrevole bella, invece, prendo ascolti su ascolti. Forsennatamente!
E tergiverso, perchè, fatico a raggiungere il nocciuolo di questo
Bronze.
Le canzoni, a parte una filler centrale
(anchessa recrudescenza di qualche superband d'inizio millennio
rallentata del 70% e dilatata di modo che "no one knows")
preludio di una lineare rockeggiante, scorpionica, in crescendo / Turn to Stone,
sono minute cateratte che scompaiono "in pugno" al Leonard di sopra.
Tessere elogi è facile. Germogliare meno.
Se fosse "un letto per Voi" sarei più conciso. E vi direi che fare e se farne.
Ma la recensione serve a chi? e, a cosa rispetto alla Musica?
I Crippled Black Phoenix hanno fallito a metà. Dove, fallire, è una facoltà e non una misura.
Se, come detto, le canzoni sono volti della Bellezza, la loro prog-ram-mabilità, risulta pingua di somme disorganiche e di registrazioni puntuali e personalizzate che stressano il risultato.
Season of Myst non cuce toppe. Anzi: stilizza l'impulsività e ammanta la disperata tensione evolutiva.
I CBP lesinano pochi artifici per aumentarci le percezioni verso uno scarto dalle brutture del mondo.
Se avessero lavorato a livello della Champions Of Disturbance (escludo la "frase Green Carnation" che apre la parte finale e la sfocatura de-feisiana del Vision of Eden dimenticato)
staremmo qui, a cantar di un
Grandissimo lavoro