Due considerazioni:
La Ván Records non sbaglia un album nemmeno se si impegna.
Con le idee contenute in ogni lavoro degli
Urfaust qualunque gruppo normale avrebbe potuto scrivere una intera discografia.
Con tali premesse era evidente che
"Empty Space Meditation", quinto album di lunga durata per il duo olandese, fosse uno dei più attesi negli ambienti "colti" della musica estrema ed una di quelle uscite in grado di cambiare le sorti di tutto in movimento che, per quanto di nicchia, interessa comunque un buon numero di persone.
L'attesa, neanche a dirlo, è stata ampiamente ripagata e difficilmente sarebbe potuto essere il contrario.
Gli
Urfaust confermano il loro status di band di culto attraverso un album che, come di consueto, è difficile inquadrare in un genere preciso anche perché l'etichettatura di una proposta del genere avrebbe anche poco senso di fronte a quella che è la vera peculiarità della musica del duo: l'assoluta originalità.
Originale è, infatti, tutta la proposta degli
Urfaust i quali riescono a condensare nel nuovo
"Empty Space Meditation" soluzioni che li portano ad ergersi sulla massa, sia in qualità sia in straripante personalità.
L'album è una unica suite divisa in sei movimenti (
Meditatum) che ci conducono nella desolazione e nel vuoto di un suono disperato e gonfio di potenza, sia che gli
Urfaust si cimentino in uno stellar black metal splendido nelle sue armonie (il secondo brano), sia che diano vita a pezzi di matrice Funeral all'interno dei quali non si può che essere risucchiati come in un viscido buco nero, un suono, per tanto, che lascia pochi spiragli alla luce preferendo giocare con sensazioni negative, con la solitudine delle soluzioni Ambient, ma anche con la magniloquenza delle ricercate soluzioni epiche (vicine a mio avviso a certi Bathory) che i Nostri adoperano per creare atmosfere sciamaniche immerse nell'odore di incenso.
La capacità espressiva che possiede questo gruppo è davvero sorprendente e straordinariamente efficace: le loro note, la potenza delle chitarre, le urla disperate, i vocalizzi stentorei, le inflessioni Sludge di certe partiture, le clamorose tastiere o la ricercata batteria (
VRDRBR è preziosissimo dietro le pelli), tutto insomma concorre a creare un fiume in piena di emozioni che ti parlano in maniera chiara ed inequivocabile mettendoti di fronte al tuo Io e lasciandoti solo, nel vuoto, perso a contemplare un lavoro ostico, ma profondissimo, come
"Empty Space Meditation".
Un lavoro, di fronte al quale, si può solo applaudire.
O, anche, provare paura.
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