I
The Black Scorpio Underground sono un trio di ragazzotti americani che non sapendo tenere uno strumento in mano e, pur provenendo da
Long Beach, in California, invece di dedicarsi alle spiagge, al sole, alle pin-up e ai cuba libre decidono di mettere su un progetto di cattivissimo e satanicissimo noise/industrial variamente declinato, con tematiche estreme tra le quali, pensate un po’, troviamo il pornogore, il satanismo, i serial killer e tutto quanto farebbe felice un
redneck uscito da un film di
Tobe Hooper.
Dediti a innominabili rituali, con tanto di candele, cappuccio in testa e teschio di animale cornuto, l’unica cosa buona che riescono a produrre è una certa atmosfera di fondo, oscura e malata, propriamente black ambient, infettandola però, e quindi rovinandola, con una serie di artifizi rumoristici che mal si sposano con l’atmosfera morbosa e marcia che vorrebbero creare.
La sensazione che si ha ascoltando il disco è che gli ingredienti per tirare fuori un album decisamente malato ci fossero tutti, ma la band non è riuscita ad amalgamarli e a creare qualcosa di veramente sovversivo. La musica rituale ed occulta, comunque la sia voglia suonare, necessita di una visione d’insieme che i nostri sembrano non possedere.
Il risultato finale, come potrete intuire, è la fiera delle occasioni sprecate e delle intenzioni non realizzate, a tacere del fatto che l’immaginario dei
The Black Scorpio Underground è troppo kitsch per poter essere preso sul serio, essendo troppo cafone.
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