Direttamente dalla Spagna arrivano i
Darksun, in pista dal 2002 e con all’attivo addirittura sei album, tutti rigorosamente in lingua madre.
“Chronicles of Aravan” è quindi la loro settima creatura ed è la versione inglese dell’ultimo lavoro che rispettando in pieno la tradizione della band è uscito a inizio anno in spagnolo con il titolo di
“Cronicas de Aravan”. La scelta può sembrare strana, ma probabilmente pur con tanti anni di carriera alle spalle gli asturiani non sono mai riusciti a oltrepassare i confini della madre patria, dove invece sono abbastanza noti.
Come si può intuire dal titolo, siamo alle prese con un concept album che narra le imprese del guerriero
Aravan che al ritorno da una battaglia ritrova il suo villaggio completamente bruciato e gli abitanti brutalmente uccisi. Davanti a questa terribile scena il nostro eroe non può fare altro che imbracciare la sua spada incantata rubata direttamente a una sessione di D&D e partire alla caccia dei colpevoli in cerca di vendetta, magari con un party ben assortito con un mago, un ladro e almeno uno tra un paladino o un druido, altrimenti non avrà nessuno che curerà ferite, malattie e maledizioni assortite. E un bardo. Non può mancare un bardo in una storia del genere.
Dopo essermi svestito della mia espressione stupefatta di fronte a cotanta fantasia ho dato il via all’ascolto del disco che in realtà non è brand new al 100% in quanto contiene alcuni brani dei primi due lavori e perfino qualcosa dei Northwind, vecchia band dei membri fondatori, ovviamente riscritti in chiave moderna. Le prime note dell’opener
“The Battle” non lasciano adito ad alcun tipo di dubbio sulle influenze e sulla direzione sonora scelta dagli spagnoli, che si rifanno in tutto e per tutto ai nomi storici del power metal tedesco, con in testa gli
Helloween post Kiske, i
Gamma Ray e in misura minore
Blind Guardian ed
Edguy.
Ci son veloci cavalcate, chitarre armonizzate, linee vocali ben cantate e tastiere con gusto incastonate. Abbiamo tecnica sopraffina e cori epici e potenti, un aureo drago in copertina e ritmiche veloci e possenti.
Delle undici tracce che compongono il disco, solo nove narrano le gesta di
Aravan mentre le ultime due sono slegate dal concept e hanno due illustri ospiti alla voce. Stiamo parlando di
Ralph Scheepers dei
Primal Fear e
Peavy Wagner, che prestano la loro preziosa ugola su “Fragile” e
“Broken Dreams”.
Le cronache di
Aravan hanno l’indubbio pregio di presentare al mondo una band che ha tanta esperienza alle spalle, che di certo ha una notevole padronanza dei propri mezzi e che è devota in toto ai propri numi tutelari. D’altra parte il valore di questo platter è minato da svariati fattori che incidono in modo piuttosto significativo sulla qualità generale, che purtroppo è poco sopra la sufficienza. Uno su tutti per me è la voce di
Dany G. che non riesce mai a spingere quanto dovrebbe né a reggere sul piano interpretativo. In seconda battuta, le canzoni sono estremamente derivative e le somiglianze con i mostri sacri a volte sono eccessive. La produzione è leggermente sbilanciata, con tastiere e batteria che tendono a sovrastare chitarre e voce nei momenti più complessi, mentre il basso compare soltanto nei brevissimi assolo che gli sono concessi.
Non mi piace infierire su dei musicisti che suonano con indubbia passione e perizia, anche perché escono vagonate di dischi orrendi che meriterebbero il rogo immediato e che stranamente ottengono ottimi giudizi, ma del resto il manuale “Recensioni for dummies” dice che bisogna essere sempre onesti e imparziali nel proprio lavoro e non sarò io a sovvertire la regola numero uno. Consigliati solo a chi non riesce a fare a meno di ascoltare qualunque cosa esca in ambito power metal.
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