Quando una formazione ha fatto la storia del Metal e le uscite (e tra queste.. che dischi!!) iniziano ad accumularsi, non sai mai cosa aspettarti nel trovarti di fronte la loro ultima uscita: toccherà all'album fotocopia oppure a quello della grande svolta? Come altri prima (e sicuramente dopo), anche per i
Metallica il dilemma rimane lo stesso, cosa ne sarà del fresco di stampa "
Hardwired… To Self-Destruct", che segue a ben otto anni di distanza "Death Magnetic"?
"
Hardwired" pesta subito e martella con qualcosina che potrebbe ricordare la verve di una "Battery", ma l'aggressione sonora e vocale di un digrignante
James Hetfleld suona in realtà fredda e asettica, e l'opener prende un po' colore solo in occasione del bell'assolo di chitarra. Più ariosa la seguente "
Atlas, Rise!" dove si annota un evidente omaggio alla miglior N.W.O.B.H.M. d'annata e che riesce a celare meglio della traccia che l'ha preceduta una certa freddezza che già si inizia a delineare nella prova di
Lars Ulrich. L'album continua a crescere con "
Now That We’re Dead", dove ritroviamo lo spirito dei vecchi
Metallica – ma non illudetevi troppo: non quelli dei primi quattro dischi, ma solo quelli del periodo "Load" - un brano che insiste nella ritmica e che punta tutto sul cantato di
Hetfield, che qui sembra piuttosto in forma. "
Moth into Flame" parte bella decisa, grintosa e finalmente thrasheggiante, ancora un bel salto nel passato e pure piuttosto convincente. Un repentino cambio di atmosfera su "
Dream No More" con
Hetfield che si fa "
ozziano" su un pezzo dai toni cupi e quasi doom, (ricordando la loro "Sad But True" e i Paradise Lost di "Draconian Times"), tratteggiati dal lavoro di
Robert Trujillo e (finalmente) di
Ulrich, ma anche le chitarre (va rilevato come
Kirk Hammett non abbia contribuito alla fase compositiva del disco) sono ben presenti, prima con il loro ronzare poi quando decidono di prendersi la scena e optano per un caloroso e piacevole taglio
seventies. Pur elargendo delle discrete mazzate, "
Halo on Fire" parte un po' a rilento, e quando sembra sia sul momento di esplodere finisce per acquietarsi, vivacchiando tra scatti e rallentamenti vari, con chiari e scuri un po' sulla falsariga di "Until It Sleeps", pur non possedendone lo stesso impatto ed enfasi, giusto per non andar a scomodare classici come "Welcome Home (Sanitarium)", "One" o "The Unforgiven", nella cui direzione i
Metallica sembrano aver guardato in cerca di ispirazione.
Termina qui il primo CD e si passa al secondo - già, pur aggirandosi sui settantotto minuti di durata, l'album è stato suddiviso su due dischetti - e si riparte sui ritmi marziali di "
Confusion", che poi si manterrà solida e robusta. L'introduzione arpeggiata di "
ManUNkind" dura ben poco, poi riecco il pulsare marziale (ancora...), e magari un po' più di fantasia sarebbe servita per dare qualche possibilità a un pezzo che non ha dalla sua molte frecce vincenti e che sfila via rischiando il fondo del barile dei soliti luoghi comuni. Nemmeno "
Here Comes Revenge" fa gridare al miracolo ma ha nella sua solidità e compattezza la propria forza, mentre sono le distorsioni a dare il via alla successiva "
Am I Savage", altro brano sabbathiano e claustrofobico, certo non immediato e al quale tocca prestare qualche ascolto in più per entrarvi in sintonia. "
Murder One" (dedicata a Ian "Lemmy" Kilmister) si ripropone con il consueto lavoro a mitraglia di
Ulrich, che si alterna a qualche squarcio melodico e a un riff insistito, senza che tutto questo lo renda un brano in grado di fare la differenza e cosi scorre via insipido e senza colpo ferire fino a infrangersi sul drumming imperioso che dà il via alla
speedy "
Spit out the Bone" che, al pari della già citata "
Moth into Flame", suona come un convincente recupero storico, fino a spingersi dalle parti degli
eighties, episodio demodé anche nel suo concedere spazio per i virtuosismi dei singoli musicisti.
E qui finisce questo "
Hardwired… To Self-Destruct", che scopro superiore alle mie più rosee aspettative, e - tralasciando qualunque commento sulla copertina - non di poco. Se fosse il nuovo album degli Xentrix o dei Mortal Sin, ci scapperebbe pure mezzo voto in più.
I was born to
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