Metallica - Hardwired…To Self-Destruct

Copertina 7

Info

Anno di uscita:2016
Durata:78 min.
Etichetta:Blackened Recordings

Tracklist

  1. HARDWIRED
  2. ATLAS, RISE!
  3. NOW THAT WE’RE DEAD
  4. MOTH INTO FLAME
  5. DREAM NO MORE
  6. HALO ON FIRE
  7. CONFUSION
  8. MANUNKIND
  9. HERE COMES REVENGE
  10. AM I SAVAGE?
  11. MURDER ONE
  12. SPIT OUT THE BONE

Line up

  • James Hetfield: guitars, vocals
  • Kirk Hammett: guitars
  • Robert Trujillo: bass
  • Lars Ulrich: drums

Voto medio utenti

Quando una formazione ha fatto la storia del Metal e le uscite (e tra queste.. che dischi!!) iniziano ad accumularsi, non sai mai cosa aspettarti nel trovarti di fronte la loro ultima uscita: toccherà all'album fotocopia oppure a quello della grande svolta? Come altri prima (e sicuramente dopo), anche per i Metallica il dilemma rimane lo stesso, cosa ne sarà del fresco di stampa "Hardwired… To Self-Destruct", che segue a ben otto anni di distanza "Death Magnetic"?

"Hardwired" pesta subito e martella con qualcosina che potrebbe ricordare la verve di una "Battery", ma l'aggressione sonora e vocale di un digrignante James Hetfleld suona in realtà fredda e asettica, e l'opener prende un po' colore solo in occasione del bell'assolo di chitarra. Più ariosa la seguente "Atlas, Rise!" dove si annota un evidente omaggio alla miglior N.W.O.B.H.M. d'annata e che riesce a celare meglio della traccia che l'ha preceduta una certa freddezza che già si inizia a delineare nella prova di Lars Ulrich. L'album continua a crescere con "Now That We’re Dead", dove ritroviamo lo spirito dei vecchi Metallica – ma non illudetevi troppo: non quelli dei primi quattro dischi, ma solo quelli del periodo "Load" - un brano che insiste nella ritmica e che punta tutto sul cantato di Hetfield, che qui sembra piuttosto in forma. "Moth into Flame" parte bella decisa, grintosa e finalmente thrasheggiante, ancora un bel salto nel passato e pure piuttosto convincente. Un repentino cambio di atmosfera su "Dream No More" con Hetfield che si fa "ozziano" su un pezzo dai toni cupi e quasi doom, (ricordando la loro "Sad But True" e i Paradise Lost di "Draconian Times"), tratteggiati dal lavoro di Robert Trujillo e (finalmente) di Ulrich, ma anche le chitarre (va rilevato come Kirk Hammett non abbia contribuito alla fase compositiva del disco) sono ben presenti, prima con il loro ronzare poi quando decidono di prendersi la scena e optano per un caloroso e piacevole taglio seventies. Pur elargendo delle discrete mazzate, "Halo on Fire" parte un po' a rilento, e quando sembra sia sul momento di esplodere finisce per acquietarsi, vivacchiando tra scatti e rallentamenti vari, con chiari e scuri un po' sulla falsariga di "Until It Sleeps", pur non possedendone lo stesso impatto ed enfasi, giusto per non andar a scomodare classici come "Welcome Home (Sanitarium)", "One" o "The Unforgiven", nella cui direzione i Metallica sembrano aver guardato in cerca di ispirazione.

Termina qui il primo CD e si passa al secondo - già, pur aggirandosi sui settantotto minuti di durata, l'album è stato suddiviso su due dischetti - e si riparte sui ritmi marziali di "Confusion", che poi si manterrà solida e robusta. L'introduzione arpeggiata di "ManUNkind" dura ben poco, poi riecco il pulsare marziale (ancora...), e magari un po' più di fantasia sarebbe servita per dare qualche possibilità a un pezzo che non ha dalla sua molte frecce vincenti e che sfila via rischiando il fondo del barile dei soliti luoghi comuni. Nemmeno "Here Comes Revenge" fa gridare al miracolo ma ha nella sua solidità e compattezza la propria forza, mentre sono le distorsioni a dare il via alla successiva "Am I Savage", altro brano sabbathiano e claustrofobico, certo non immediato e al quale tocca prestare qualche ascolto in più per entrarvi in sintonia. "Murder One" (dedicata a Ian "Lemmy" Kilmister) si ripropone con il consueto lavoro a mitraglia di Ulrich, che si alterna a qualche squarcio melodico e a un riff insistito, senza che tutto questo lo renda un brano in grado di fare la differenza e cosi scorre via insipido e senza colpo ferire fino a infrangersi sul drumming imperioso che dà il via alla speedy "Spit out the Bone" che, al pari della già citata "Moth into Flame", suona come un convincente recupero storico, fino a spingersi dalle parti degli eighties, episodio demodé anche nel suo concedere spazio per i virtuosismi dei singoli musicisti.

E qui finisce questo "Hardwired… To Self-Destruct", che scopro superiore alle mie più rosee aspettative, e - tralasciando qualunque commento sulla copertina - non di poco. Se fosse il nuovo album degli Xentrix o dei Mortal Sin, ci scapperebbe pure mezzo voto in più.





I was born to review

Hear me while I write... none shall hear a lie
Report and interview are taken by the will
By divine right hail and write
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti
Metallica, Nothing Else Matters

Che dire, Hardwired To Self Destruction cresce sicuramente ascolto dopo ascolto, limitarsi a una o due volte per valutarlo non si riesce ad apprezzarlo appieno. Penso che se l'album fosse stato limitato a 9 brani invece di 12 poteva diventare un classico della band. Sicuramente un ottimo album che non annoia mai, e considerato il fatto che a realizzarlo sono stati nella stragrande maggioranza Hetfield e Ulrich, dai testi alla composizione direi che non ci si può lamentare. Voto 8

i Metallica sorprendono ancora!

Già il precedente buon "Death magnetic"aveva fatto intravedere segnali incoraggianti di ripresa,ma questo Hardwired...conferma la rinascita (o rinsavimento, fate voi) completo dei 4 statunitensi, con una produzione finalmente all'altezza del nome della band, che davvero rasenta la perfezione. Le uniche tracce da dimenticare sono Confusion e Manunkind. Nella norma invece Murder One, Am I Savage, Now That We're Dead... molto belle tutte le altre. Per me oscilla tra 7,5 e 8.

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 27 nov 2016 alle 18:34

tanto, tantissimo battage pubblicitario e delirio social PRIMA del disco e nei primissimi giorni. Ad oggi guardando in giro nessuno già ne parla più. Se anche i Metallica devono soccombere a questa concezione della musica, direi che pure il metal possiamo definitivamente accomunarlo al pop. infatti l'etichetta thrash speed mi fa ribrezzo (detto senza polemica). questo è "pop" supportato da becero marketing (che per il suo scopo funziona benissimo).

Inserito il 26 nov 2016 alle 19:16

Io ho detto che il Graz dovrebbe ascoltare il disco se vuole avere un proprio giudizio senza influenze esterne. Non ho mica detto che deve farlo per forza. Saranno cazzi suoi. Ma assolutamente si, bravo Wicked! Ho pure detto che ho ascoltato due brani, il primo che è stato presentato mesi fa e uno di cui sul forum dicevano essere fra i migliori, spit qualcosa. Ora non che mi sia strappato le vesti, ma indubbiamente mille passi avanti rispetto a st. anger (vabbè...) ma pure death magnetic che davvero mi fece orrore. Mi si può dire tutto ma proprio radical chic... :D se così fosse stato avrei recensito io il disco gli avrei dato 2 e tutti a casa. Invece ha preso un bel 7 e sul forum ne parlano bene in molti. Io posso dire che dal vivo, tolto Hetfield per il resto c'è da aver pietà e misericordia e che i brani sono MACELLATI, ma quello non è essere radical chic, è avere le orecchie. Che poi uno ci si diverta ugualemente affari suoi, non discuto.

Inserito il 26 nov 2016 alle 19:10

Mi dissocio da chi a quotato le mie parole e dai sui giudizi. Non conosco gigione...ahahahah. Scherzo gigione però sei stato un po estremo anche tu. Io ho detto che il Graz dovrebbe ascoltare il disco se vuole avere un proprio giudizio senza influenze esterne. Non ho mica detto che deve farlo per forza. Saranno cazzi suoi. Non penso che nessuno qui sia radical chic o con la puzza sotto il naso. Penso ci sia gente diversa accomunata dalla passione per un certo tipo di musica. Ognuno esprime i suoi punti di vista. Basta non dare sentenze. Non è un tribunale.

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