Dietro il progetto
Enmarta si cela l’italiano
Sergio Fulvio Tommasini, componente dell’orchestra filarmonica di Reggio Calabria, suonatore di viola e violino, qui al secondo disco dopo “
Sea Of Black” del 2015.
È proprio l’utilizzo della viola a nobilitare il suo dark ambient, evocando atmosfere lontane, cupe più che oscure, che delineano paesaggi solitari, sotto nubi minacciose, con un mood gotico, così settato anche dalla splendida ed evocativa copertina, che fa il paio con l’eremita del titolo.
Il dark ambient di
Enmarta non si giova di field recordings ma preferisce ricreare il suono con le macchine, la qual cosa in certi passaggi dà alle composizioni un flavour maggiormente industriale, quasi marziale, che crea uno splendido contrasto con la viola, che non è mai prevaricatrice, entrando in punta di piedi e quasi rimanendo sullo sfondo, con discrezione.
Basti citare l’esempio di “
Passing” dove la viola si adatta al ritmo lento dei synth aggiungendo atmosfera ad atmosfera.
La title-track è isolazionismo puro, registrando uno dei pochi episodi nel quale la viola non compare.
Chiude “
Temple Of Abandon” nella quale il rumore dello scorrere dell’acqua tra i crepacci e il sottofondo di tuoni in lontananza crea una atmosfera veramente suggestiva.
“
The Hermit” se giudicato come musica dark ambiente nuda e cruda poco aggiunge alla casistica del genere, tuttavia è nobilitato dall’uso della viola che vale a dare quel pizzico di originalità e interesse a un disco buono ma non eccellente.
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