A due anni di distanza dall'esordio arriva il secondo studio album per i The Black Dahlia Murder, giovane e a mio avviso modesta formazione death-core, dai più riconosciuta come una delle band più valide e rappresentative dell'odierna scena estrema internazionale. Definiti come gli eredi degli At The Gates e con altri simili importanti titoli, i TBDM portano avanti il proprio discorso musicale intrapreso due anni fa costituito da un insieme di death metal di stampo melodico (ma non per questo "swedish") e una rabbia hardcore, affiancata in alcuni passaggi da tinte crossover e incedere incalzante e ritmato. Su tutto si impone l'onnipresente cantato sream/growl sotto il quale si scorge un muro di chitarre composto da riff sostanzialmente anonimi e un impianto simil melodico fatto di stanche e poco ispirate lead piazzate di tanto in tanto nel calderone sul fondo del quale si trova la batteria, quasi in ombra, specie nelle sfuriate più estreme. Difficile focalizzare qualche punto fermo di una "forma-canzone" quasi assente in questo "Miasma", il quale si sviluppa quasi lungo un'unica composizione. Per quanto il disco sia ben suonato e ogni aspetto formale si presenti al posto giusto, quello che non convince è il contenuto di un disco dai pochi spunti interessanti, vittima di forzature stilistiche che non lasciano spazio ad alcuna intuizione degna di nota. Ancora una volta questa formazione, assieme a decine di band simili uscite in questi ultimi mesi, non fa che rafforzare la mia opinione su un filone musicale prematuramente accolto come nuova linfa nel mondo del metal ma che in realtà poco o nulla ha effettivamente da offrire. Da che parte stia il vero sarà solo il tempo a stabilirlo.
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