Già in passato ci siamo occupati – puntualmente – degli abruzzesi
No More Fear, band dedita al death metal da ormai venti anni tondi tondi e che abbiamo accompagnato sempre con valutazioni dal buono all’ottimo sin dall’esordio "
Vision of Irrationality" nel lontano 2002.
Dopo l’ultimo “
Mad(e) in Italy” uscito su Coroner Recors quattro anni fa e benedetto dal nostro Gino, i cinque giungono al contratto con
Memorial Records e proseguono il discorso intrapreso in passato, miscelando metal estremo con soluzioni del nostro entroterra, effettivamente riportandoci ad un Bel Paese che oggi tra integrazione, multietnicismo ed abbattimento delle frontiere è sempre meno sentito e presente solo nei ricordi di chi l’ha vissuto o chi se l’è fatto amorevolmente raccontare.
Tutto ciò si riflette nella proposta musicale dei No More Fear, una musica densa di amarezza e frustrazione, caratteristiche che unite al death metal cadenzato dei nostri si rivelano di una forza ed una desolazione uniche, e non mi vergogno a dire che chiudendo gli occhi più volte ho visto nella mia mente (e mi piace qui citare il finale di “
Mare Mortum”, sembra che Micalizzi faccia parte della band) le scene del mio eroe Maurizio Merli, il Commissario di Ferro Betti o Tanzi, alla guida della sua Giulia prima ed Alfetta poi, combattere da solo ed inerme il crimine organizzato italico.
Un gusto straordinario per le melodie (“
The Boss Letter”), l’uso di soluzioni folkloristiche tutto particolare ed intelligentemente inserito all’interno di questo contesto e soprattutto – che la base di partenza non vada mai dimenticata – un death metal rabbioso e lancinante mi portano alla piena promozione di questa sorta di
Fontamara Death Metal, così unico ed amaro, come solo l’Italia poteva partorire.
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