Non tutti i giorni sono uguali.Ci sono delle mattine che mi sento in forma, la schiena risponde bene, mi sento attivo e propositivo, magari è pure estate e mi va di andare al mare e so che la serata mi proporrà qualcosa di allettante, la mente è libera e nei miei sogni ad occhi aperti ci sono le mutandine bianche con le ali di
Gigi La Trottola, gli
Helloween con
Kiske con ancora tutti i capelli, io con tutti i capelli!
E poi magari il giorno successivo, senza un perchè ben preciso, senza un accadimento negativo, ho un sonno che crepo, non avrei voglia nemmeno di alzarmi dal letto per mangiare, mi fa male tutto, vedo tutto grigio, in tv invece di Gigi c'è X-Factor, Kiske è grasso e pelato, io sono pelato!
Questo per dire che anche nella vita di un musicista, senza un perchè, non è sempre domenica: a volte un disco riesce meglio, si è più ispirati, i brani escono vincenti da soli, senza fatica e senza impazzire. Altre volte un lavoro è terribilmente moscio, eppure la formula era la stessa della volta prima, la line up idem, lo studio di registrazione, tutto, ma oh...i brani non vogliono uscire, sono forzati e si sente, ed il risultato finale non è all'altezza.
Questo evidentemente è un periodo-si per
Chris Bay, un periodo lungo che dopo la crisi di metà anni 2000 si sta protraendo da "
Legend of the Shadowking" del 2010, forse con l'unica eccezione del più debole "
Land of the Crimson Dawn", e che giunge fino all'odierno "
Master of Light", un album che NON potrà deludere chi sa già cosa attendersi dal gay happy metal dei Freedom Call, fatto di atmosfere zuccherose, melodie unticce, cori nutellosi e via dicendo, insomma una sorta di compendio di
Helloween-Gamma Ray-Stratovarius portato all'ennesima potenza, con tutti i pregi e limiti che questo può comportare.
In particolar modo questo album convince sia sui brani più canticchievoli e scanzonati, come l'opener "
Metal is for Everyone" (e questo non è affatto un bene, oggi abbiamo gruppi di sterco proprio questo motivo) o la successiva stratovariusissima "
Hammer of the Gods", sia in quelli più seri ed epici come la title track, in cui ai più attenti non sfuggirà un tributo a "
Master of Puppets" dei
Metallica.
"
Kings Rise and Fall", "
Emerald Lies" (la nostra preferita), "Rock the Nation" e la conclusiva "
High Up" sono autentici inni alla gioia, al cantare a squarciagola, a pensare che nonostante tutto andrà bene e che domani sarà un giorno migliore. Hai detto niente!
Cosa c'è che non va insomma in questo "Master of Light"?
Dettagli.
La ballad, come sempre punto debole dei Freedom Call tanto che in futuro dovrebbero direttamente astenersi, ed una copertina...sconvolgente per la sua bruttezza nonchè per la strampalatezza del soggetto che non si capisce come possa andare d'accordo con le tematiche delle loro cover, storicamente fatte di cancelli che si aprono, cose che volano, maghi, navi, castelli, chiavi ma mai di nerboruti maschiacchi con la barba.
Mah...