Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2016
Durata:51 min.
Etichetta:AFM Records

Tracklist

  1. MY SHARE OF LONELINESS
  2. GAIA DEMISE
  3. GALLOWS FRAME
  4. LIMIT CYCLE
  5. ZERO TEMPERANCE
  6. MOMENTARY LIFE
  7. OVERSOUL
  8. THE FARTHEST REACH
  9. THIS SHADOW MY LINKENESS

Line up

  • Alexander Otto: vocals
  • Erik Gaßmus: guitars
  • Robin Dirks: guitars
  • Konstantin Voßhoff: bass
  • Tristan Wegner: drums
  • Leo Wichmann: keyboards & ambient

Voto medio utenti

Questo disco ha un primato non indifferente, almeno per quanto riguardo il sottoscritto. E’ in assoluto la prima volta che sono fermo letteralmente da giorni davanti alla mia macchina da scrivere virtuale pensando a come comunicare le sensazioni che i tanti tanti tanti ascolti mi hanno trasmesso.

A volte scrivo di impulso mentre altre volte ho bisogno di rifletterci un po’ su, ma tutte le volte ho ben chiaro quale sarà il risultato finale, mi basta trovare le parole adatte et voilà, la recensione è pronta. Per ‘A Quiet World’, terzo album dei tedeschi Words of Farewell, non è stato così.

Dopo il primo giro non mi è rimasto praticamente nulla e in tutta sincerità sono arrivato con difficoltà fino alla fine, anche per “colpa” della conclusiva “This Shadow My Likeness” che con i suoi 10 minuti e passa non aiuta di certo la digestione. Ancora adesso, proprio mentre butto giù quella che sarà la versione definitiva ho il disco in sottofondo alla ricerca di uno spiraglio di luce nel buio profondo in cui è calata la mia mente. "My Share of Loneliness" è la base su cui avanzano i miei pensieri, subito catturati dall’incipit prog metal che pare più un estratto di “Train of Thought” dei Dream Theater che una canzone death metal. Ci pensa la cavernosa voce di Alexander Otto a fugare ogni dubbio, relegando la band di Petrucci a una mera presenza marginale in una struttura molto più complessa che affonda le sue origini nel death metal melodico scandinavo. Produzione impeccabile e cristallina, tecnica sopraffina e riffing potente e mai banale sono le carte vincenti messe sul tavolo con l’opener. Le tastiere di mister Leo Wichmann sono ben bilanciate e amalgamate al resto e si presentano sotto forma di inserti elettronici e synth per dare di volta in volta la giusta atmosfera senza per questo sovrastare gli altri strumenti come accade molto spesso anche a band più blasonate.

Da qui in poi vado avanti a tentoni, riesco ad avvertire echi dei primi Children of Bodom e dei più recenti In Flames (Dio ci scampi), Dark Tranquillity in discrete dosi, ombre degli At The Gates e suoni lontani degli Insomnium. I Words of Farewell sono una band death metal e su questo non ci piove, ma fanno spesso capolino in territori prog. Suonano molto molto bene e la loro lenta ma costante evoluzione verso un’identità musicale ben definita è evidente, in alcuni momenti si possono scorgere sprazzi di gran classe e notevole talento.

E allora cosa c’è che non mi convince ancora? Se fossi al primo ascolto direi che sono monotoni e che forse il disco è troppo lungo e si perde in mille contorsionismi inutili invece di buttar giù tutto ciò che incontra sulla sua strada. Ma “A Quiet World” l’ho ascoltato almeno dieci volte e ha smontato pian piano i miei dubbi iniziali con la sua precisione chirurgica in un song writing che rasenta la perfezione stilistica e tecnica. Ed è qui che un’increspatura sulla bocca e un ghigno in pieno stile Padre Maronno mi hanno fatto esclamare “Ho capito tutto”! Il tassello che mancava al mio puzzle era lì davanti a me tanto immobile da sembrare invisibile. E’ semplicemente un disco freddo. E’ un piacere per le orecchie ma non per l’anima. E’ un quadro tanto perfetto da sembrare una fotografia quando invece sarebbe potuto essere un “fantastico enigma”, come sono definiti i capolavori di William Turner.

I tedeschi hanno ormai all’attivo tre album di ottima fattura tecnica e compositiva in cui hanno dimostrato di essere capaci musicisti, manca l’ultimo passaggio smarcante. Ora vogliamo il cuore oltre le note, vogliamo il loro Sturm und Drang.
Recensione a cura di Massimiliano 'Koru' Cammarota

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