Mettiamola così … se non avessi dovuto occuparmene per la nostra/Vostra webzine preferita, difficilmente mi sarei “spontaneamente” avvicinato ai Viva Voce: nome per me sconosciuto e una copertina non esattamente attraente, anzi, quasi stucchevole nella sua naiveté e con le “V” del monicker rappresentate in versione “cuoricino”.
In realtà, “The heat can melt your brain” è un grazioso dischetto d’indie-rock “poppettoso” ed avvolgente, dall’importante componente psichedelica e contrassegnato da un suono in qualche modo “antico”, ma al tempo stesso sempre attuale, scaturito da una ridda di strumenti e “strumentini” suonati esclusivamente dai coniugi Robinson.
Già, perché i Viva Voce sono la creatura musicale personale di Kevin e Anita, una simpatica e a suo modo geniale coppia di Portland, che in diretta dall’Oregon, quindi, ci regala questo fascinoso e sorprendente dischetto, dai tratti “somatici” vaporosi, obliqui, ipnotici e sinuosi.
Dopo un intrigante preludio strumentale (con tanto di fuzz, piano, coretti e clapping), in “Alive with pleasure” entra in scena la maliosa voce di Anita (i nostri, infatti, si occupano anche di tutte le parti vocali) e il brano diventa una deliziosa ballata elettro-acustica corale, per riprendere successivamente con la linea musicale introduttiva; ecco un esempio del variopinto universo Viva Voce e le variazioni di colore si accentuano ulteriormente con la bellezza lieve e ritmata della strepitosa “Lesson no. 1”, tanto semplice quanto irresistibile e nei richiami agli Stones nel loro periodo di fascinazione psichedelica espressi in “Business casual”, dove a gestire il microfono è, questa volta, un ispirato Kevin.
Altri contributi importanti al caleidoscopico mondo del duo statunitense giungono dal seducente e levigato afflato funky R’ ‘n’ B’ di “High highs”, dalla soave melodia sixties in versione minimamente “acida” di “Daylight” (il “giro” armonico può rammentare anche certe cose dei Blur), dalla psichedelia “cosmica” dalle risonanze Floydiane di “The center of the Universe” (con i maestri dello spaced out rock Mercury Rev non troppo lontani), riproposte in forma più leggera nella scintillante leggiadria liquida di “Mixtape=love” e ancora dalla delicata architettura armonica scandita dal basso di “They never really wake up”, sulla quale s’innestano i vocalizzi raffinati della signora Robinson, avvicinandosi a certe sonorità piuttosto care al cosiddetto “french touch”.
“The heat can melt your brain” è un album che non mi sentirei di consigliare ai “metallari” più intransigenti (e probabilmente non staranno neanche leggendo queste righe …), ma se siete appassionati di musica rock dalle ampie vedute, potrete trovare più di un motivo d’attrattiva in questi suoni, che personalmente ho apprezzato parecchio ed inoltre smentiscono quelli che vedono nel matrimonio il pericolo di un “adagiamento” emotivo … e poi chissà che fare un disco insieme possa magari essere una buona terapia anti-routine … se i risultati si avvicinano a quelli qui esibiti, viva la vita coniugale! Quella degli altri, ovviamente …
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