Copertina 7

Info

Anno di uscita:2005
Durata:41 min.
Etichetta:Victory
Distribuzione:Venus

Tracklist

  1. GET COMFORTABLE
  2. EVERYONE'S GOT SOMETHING THEY'RE RUNNING OUT OF
  3. MAD FOR MEDUSA
  4. I'M HOME, HOORAY!
  5. IF YOU COULD PAINT YOUR OWN VACATION WHERE WOULD YOU GO?
  6. DO YOU MIND?
  7. WHEN WE MEET ALIENS ...
  8. I SAID I TRY
  9. IF IT HURTS YOU
  10. WHAT IT MEANT TO BE CLEAN
  11. SALTWATER FOUNTAIN

Line up

  • Andrew Paul Wildrick: guitar
  • Christopher Michael Birch: drums
  • Asa Steven Dawson: bass, vocals
  • Sergio Armando Coronado: guitar
  • Nicholas Adam Dodson: synth

Voto medio utenti

Sono sempre stato attratto dal concetto stesso che sostiene la definizione stilistica (peraltro divenuta molto ampia) di emo-rock: sonorità e costruzioni vocali melodiche ed inquiete, testi spesso introspettivi, di un certo spessore contenutistico (o quantomeno dotati di originalità), accompagnati da chitarre grintose e da ritmiche dinamiche.
Purtroppo però sempre più di frequente i presupposti e le buone intenzioni non sono confermati dai fatti e questi suoni diventano, dopo magari un’iniziale infatuazione, alquanto piatti e “soporiferi”.
Dopo essere stati “rincuorati” dalla valente prova dei The Forecast, eccoci ad analizzare nuovamente un prodotto di “mamma” Victory, questo “Wide eyed”, secondo full length (il primo era intitolato “The great compromise”, edito per la British Records) dei Junior Varsity.
La prima cosa che incuriosisce, ancor prima di dedicarsi all’ascolto del disco, è il fatto di trovare un tastierista di ruolo nella line-up del gruppo, evento non del tutto usuale all’interno di queste coordinate sonore e sebbene il suo contributo non sia predominante, egli supporta con saggezza le composizioni non semplicistiche dei nostri, che presentano abbastanza chiaramente le caratteristiche tipiche del genere, ma in cui è altrettanto lampante una qualche forma di seduzione esercitata dalle costruzioni musicali tipicamente prog, inserita accanto al rock alternativo più “colto”, emozionale e ricco di sfumature.
Si tratta, dunque, di un indie rock poliedrico, contraddistinto al tempo stesso da un’importante vena di pop/punk music non banale, che li può far accostare talvolta a Radiohead, altre volte agli Elliot e ai migliori The Get Up Kids o ancora, più “in lontananza”, a qualcosa di Cave In e Shudder To Think, il tutto mescolato in un sound abbastanza personale che si svela compiutamente a piccoli passi, un po’ per volta, dopo ascolti ripetuti.
Le più dirette e poppy “Get comfortable” e “Mad for Medusa”, la leggermente più complessa “Everyone’s got something they’re running out of” (in cui affiora addirittura un apparentemente ”insospettabile” richiamo ai Rush!), le variazioni estrose di “I’m home, hooray!” e, soprattutto di “If you could paint your own vacation where would you go?”, “I said I try” e “Saltwater fountain” (intrigante fusione tra barocchismi e atmosfere “cosmiche”), per finire con l’incanto etereo di “If it hurts you”, sono gli episodi che, a mio parere, risultano maggiormente “a fuoco”, sebbene anche in questi brani, talvolta emergano alcune piccole “prolissità”, non esageratamente dannose, ma la cui eliminazione, per essere ancora più efficaci, è ovviamente auspicabile.
I Junior Varsity sono una band davvero piuttosto promettente, dalle buone intuizioni, che sa scrivere e suonare le sue canzoni con passionalità, esibisce proprietà tecnico-esecutive di ottimo livello ed evidenzia più che valide prerogative complessive … con qualche minimo ritocco, potrà competere senza problemi ad alto livello.
Un altro punto da assegnare allo score della Victory …
Recensione a cura di Marco Aimasso

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