Ma tu guarda un po’ chi si rivede. Sono passati ormai 7 anni dall’ultimo e sicuramente tutt’altro che memorabile “Dissonance” e gli inossidabili
Enuff Z’Nuff sono ancora in pista con il loro glam/hair/Beatles/CheapTrick rock che li ha resi famosi, o quasi.
Nati in Illinois dalla mente del bassista
Chip Z'Nuff e del cantante
Donnie Vie nel lontano 1984, hanno avuto più cambi di formazione di quanti allenatori abbia avuto in panchina il Palermo di
Zamparini negli ultimi anni, ma sono andati avanti imperterriti per la loro strada e hanno sfornato un bel po’ di dischi tra registrazioni in studio, performance live e raccolte varie. Nelle loro fila si sono avvicendati svariati personaggi; qualcuno sfortunatamente ci ha lasciato prima del dovuto, qualcun altro è scomparso nel nulla e altri ancora hanno proseguito altrove la loro carriera. E contro ogni pronostico nel 2016 ci troviamo tra le mani un “nuovo” album della band di Blue Island, pubblicato dalla sempre attentissima
Frontiers Records.
Nuovo tra virgolette perché
Chip Z’Nuff, ultimo membro degli originals, ha scelto di ripartire dal passato nel senso più vero della parola, visto che ha ripescato una manciata di canzoni scritte nel periodo d’oro risalente agli anni 1988 e 1989 che per diverse ragioni erano rimaste fuori dalle scalette d’epoca e con una line up nuova di zecca le ha riprese dal registratore analogico su cui erano state memorizzate e gli ha dato nuova luce per dar vita a
“Clowns Lounge”. Dopo l’abbandono nel 2013 del cantante
Donnie Vie, il buon Chip ha ben pensato di non assoldare nessun sostituto e si è sobbarcato l’intero peso delle parti vocali, con risultati assolutamente dignitosi.
Non c’è dunque da stupirsi se questo nuovo/vecchio disco non sia altro che una specie di raccolta di scarti che sembrano tante vecchie diapositive digitalizzate per stare al passo con i tempi e che nella maggior parte dei casi hanno purtroppo l’effetto indesiderato di perdere l’unica cosa che le rendeva riconoscibili e apprezzabili : essere figlie del proprio periodo e avere un’identità precisa e perfettamente collocabile. A parte l’opener
“Dog On A Bone” che è l’unica veramente nuova e che mostra il lato più classicamente hard rock del gruppo, quello che si ascolta nel resto del platter è una serie di discreti brani che sono la fotografia di quello che erano gli
Enuff Z’Nuff nel 1989, praticamente agli esordi della loro carriera e con una verve creativa tipica dei gruppi nelle fasi iniziali che spesso porta a produrre più di quanto sia necessario.
L’ascolto fila via tranquillo fino in fondo senza grossi problemi ma anche senza mai suscitare chissà quali reazioni, non essendoci vere e proprie hit ma per fortuna nemmeno roba da museo degli orrori. Quello che appare evidente è quanto fosse alto il livello creativo della band, visto che questi “scarti” avrebbero fatto felici un gran numero di aspiranti glamsters anni 80. Penso a
“Back In Time” o
“She Makes It Harder” che ancora oggi se la giocano alla pari con tante uscite contemporanee, oppure a quella
“The Devil Of Shakespeare” in cui troviamo il compianto
Jani Lane dei
Warrant e
James Young degli
Styx a dar vita a una canzone dal sapore vagamente malinconico e molto vicino ai
Beatles più introspettivi.
Qualche piccola caduta di tono c’è, complice anche una leggera differenza nella produzione tra le varie canzoni, ma
“Clowns Lounge” resta abbastanza godibile nel suo complesso sebbene manchi quella scintilla utile al salto di qualità. Un graditissimo ritorno che si spera possa fare da trampolino di lancio per un ritorno con materiale nuovo al 100% di uno dei gruppi storici della scena glam rock dei meravigliosi anni 80.
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