Rivolgersi, fin dalle intenzioni programmatiche, agli anni ottanta per un progetto di
hard n’ heavy melodico non è in realtà una grande novità e non può in nessun modo essere considerato un atto “temerario”, ma sarebbe ingiusto bollare il
Daniel Gazzoli Project come l’ennesimo pavido tentativo di clonaggio dei campioni del genere, esplosi proprio nel periodo aureo dei suoni raffinati, cromati ed edonistici.
E’ necessario invece porre l’accento sul notevole livello qualitativo di una
band stilisticamente assai rigorosa eppure in grado di offrire agli appassionati composizioni melodicamente ben congeniate, arrangiate con gusto, equilibrate nel mescolare energia e passionalità senza scadere nella mera riproduzione o nella ricerca parossistica del numero “ad effetto”.
Gli incisivi, tempestivi e sensibili interventi chitarristici del
mastermind della coalizione s’interfacciano in maniera alquanto adeguata con la voce sicura ed efficace di
Leonardo F. Guillan (noto per una collaborazione con i Soul Seller), con il puntuale
drumming di
Luca Ferarresi (Perfect View) e con le tastiere “mirate” di
Luca Zannoni e danno origine a una brillante intesa artistica, che dimostra una particolare destrezza nella gestione di quella sofisticata e tagliente miscela sonora denominata
class-metal, come accade nella suggestiva
title-track dell’albo e nella poderosa “
The beat of my heart” (qualcosa tra Dokken, Loudness e Scorpions).
Altri momenti di spicco del lavoro sono “
Don’t leave me alone”, in cui il gruppo impregna di enfasi malinconica la sua proposta espressiva e “
Heartblame”, un
hard vigoroso e
pomposo degno del primo Bon Jovi, e abbastanza appagante appare pure il resto del programma, capace di spaziare dalla grinta di “
Forged by the pain” al romanticismo vagamente
Journey-iano di “
Liar” con notevole disinvoltura, riuscendo a ostentare una medesima spigliatezza anche nelle divertenti atmosfere
rootsy e “vagabonde” di “
Self destruction blues”.
Una manciata di
songs graffianti, marchiate a fuoco da prestazioni tecnico / interpretative di considerevole spessore, fa di “
Night hunter” una “opera prima” molto godibile, forse non ancora completamente “pronta” per ambire a posizioni di vertice e tuttavia meritevole di grande considerazione … non resta che agevolare, con un adeguato sostegno, la prevedibile “crescita naturale” del
Daniel Gazzoli Project.
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