Pronti per una discesa negli enigmatici meandri dell’animo umano, accompagnati da una musica al tempo stesso immaginosa e adescatrice? In caso di risposta affermativa non dovete fare altro che affidarvi con fiducia ai
Dead Behind The Scenes, un gruppo di “speleologi emotivi “ che personalmente considero tra le “promesse” più convincenti e interessanti del
rockrama alternativo nazionale e perché no, internazionale.
Rivelatisi al sottoscritto grazie all’intrigante “
White Ep”, i ragazzi di Cassina de' Pecchi confermano le loro imponenti qualità creative anche in questo secondo
Extended Play intitolato “
Black”, rappresentante la controparte oscura di quel fascinoso dischetto d’esordio.
Se la contrapposizione cromatica delle intestazioni lasciava “intuire” abbastanza agevolmente il
mood dell’opera, a sorprendere ancora una volta è il temperamento e la vitalità di una
band piuttosto “anomala” nell’ambito della scena contemporanea, troppo spesso completamente votata a un pavido tentativo di riproduzione dei modelli di successo.
Ai
Dead Behind The Scenes non interessa essere la sbiadita “fotocopia” di qualcun altro e seppur intriso di “storia del rock” il quintetto nostrano appare istigato dalla volontà di offrire una propria versione dei fatti, mescolando generi e riferimenti ispirativi senza preclusioni di sorta.
Anche in questa declinazione maggiormente introspettiva e fosca il
songwriting della formazione lombarda mantiene un elevato tasso d’intelligenza e di tensione espressiva, coordinato dalla vocalità nervosa e acuminata di
Dave Bosetti, sapientemente forgiata sulle laringi di
Billy Corgan,
Les Claypool e
Brian Molko.
Si tratta, dunque, di un suono inquieto e intenso, debitore tanto nei confronti di
new-wave e
post-punk quanto pregno di scorie
pop e di bagliori
grunge, e ciononostante assai peculiare e distintivo.
Si comincia con la magnetica e suggestiva “
Empty skies”, per poi passare a una scura e beffarda “
Living on my own”, capace di far riaffiorare nella memoria frammenti di una favolosa e stravagante meteora denominata Jesters of Destiny.
Dopo l’intermezzo “ambientale” “
Etius” tocca al clima sospeso di “
Mr. Paranoia” attrarre gli estimatori di The Killers e Smashing Pumpkins, mentre il saliscendi di sofisticato
electro-punk esibito in “
Another Valentine” continua l’opera di soggiogamento e la sinistra e ampollosa “
A.T.M. (All these memories)”, con qualcosa dei Muse nella costruzione armonica, lo integra ulteriormente pur scontando un refolo di manierismo.
Probabilmente non ancora giunti all’apice della loro maturità artistica, i
Dead Behind The Scenes si segnalano per talento, idee e per una caratteristica rara … l’ardente desiderio di essere “solo” loro stessi … e di questi tempi non è cosa da poco.
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