Il
debutto degli
Unearthly Trance era un gran bel disco. Eravamo nel 2003 e il disco, che pescava a piene mani da tutte le emanazioni del doom (stoner, psichedelia, sludge, funeral) contaminato con vibrazioni noise/ambient e immerso in un bagno di oscurità, mi conquistò subito.
Nel corso del tempo ho poi un po’ perso di vista la band e me la ritrovo qui, al sesto disco, il qui presente “
Stalking The Ghost”.
Ad oggi la band ha perso parecchie influenze del debutto, asciugando il suono e omologandolo verso uno stoner/sludge di pregevole fattura ma alquanto privo di originalità, almeno per chi ha già ascoltato bands come
Burning Witch,
Sleep ed
Electric Wizard.
Tuttavia “
Invisibile Butchery” recupera un po’ di marciume sonoro che fino a quel momento aveva latitato, avendo preferito la velocità e l’urgenza esecutiva, con i riffoni di
Ryan Lipynsky in bella mostra.
Ad ogni modo la seconda parte del disco è nettamente migliore della prima, contribuendo ad innalzare la prestazione del trio newyorchese. “
The Great Cauldron” svetta per intensità, fino a sfibrare l’ascoltatofre, anche grazie al lungo minutaggio, mentre la conclusiva “
In The Forest’s Keep” è un lungo arpeggio malinconico che sfocia in un riverbero white noise con spoken word.
Il giudizio definitivo è comunque positivo anche se dopo 7 anni dall’ultimo disco era lecito aspettarsi decisamente di più
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