“
Fake Lights” era stato uno dei dischi rivelazione del 2014, rivelando al mondo la bravura degli svizzeri
Last Leaf Down.
A distanza di tre anni riecco i nostri con questo “
Bright Wide Colder” che riprende quasi pedissequamente temi e stilemi del predecessore.
Chiariamo subito che i
Last Leaf Down sanno scrivere canzoni emozionali, nostalgiche, pregne della malinconia tipica dei paesaggi autunnali propri della Svizzera più bucolica, e da questo punto di vista sono sicuramente una band valida e a modo proprio originale.
Lo shoegaze rock dei nostri, tuttavia, rispetto al disco precedente non solo non ha fatto passi avanti, ma ne mantiene i difetti che, se su un debutto possono essere tollerati, sul secondo disco valgono ad inficiarne la bontà.
Quali sono questi difetti? Una certa ripetitività della proposta che porta le canzoni ad assomigliarsi un po’ tutte, anche grazie alla prova un po’ monocorde del singer, e l’eccessiva durata del disco, quasi un’ora, che inevitabilmente può condurre a noia.
Poi è chiaro che pezzi come “
Blind Mind” e “
The Path” sono su un livello quasi eccelso, ma non mi sento di incensare un disco che, sebbene prodotto e suonato bene, non si sposta di un millimetro dal già sentito.
Poi è chiaro che gli amanti delle melodia struggenti ed emozionali troveranno qui pane per i loro denti, ma a mio avviso bastava “
Fake Lights”.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?