La prima parte della carriera degli americani
Manetheren, costituita da 3 album, ha avuto una scarsissima visibilità a causa dell'inesistente supporto da parte delle piccole case discografiche che gli album li hanno pubblicati e, in parte, anche per una proposta poco personale.
Con l'ingresso del gruppo nella scuderia Debemur Morti, e la pubblicazione del precedente "Time" (sostanzialmente una riedizione del loro debut), le cose hanno iniziato a cambiare anche per l'ingresso, al fianco del leader
Azlum, di musicisti che di fatto hanno dato vita ad una vera e propria band e ad una seconda fase della carriera dei Nostri.
Seconda fase che viene "inaugurata" dal nuovissimo
"The End", licenziato dalla nostrana Avantgarde, concept album, basato su un immaginario viaggio tra le rovine di un mondo avviato alla sua fine, diviso in sei, lunghi, capitoli nei quali i
Manetheren si esprimono per mezzo di un Black Metal atmosferico, molto "americano", in bilico tra riffing ipnotico vicino ai canadesi Gris e soluzioni più violente, quasi epiche, che in qualche modo possono essere accostate alle sonorità degli ucraini Drudkh.
Al di là di questi paragoni, comunque utili per inquadrare la proposta, va sottolineato che il suono del gruppo americano è certamente personale, capace di emozionare e perfettamente inserito nel concept lirico grazie al suo taglio melanconico, a volte disperato, e di certo molto evocativo.
I brani dell'album, tra i quali meritano una menzione la bellissima opener
"The Sun That Bled" e l'altrettanto affascinante
"Darkness Enshroud", ci mostrano musicisti preparati, ottimi arrangiamenti, sia in chiave melodica che in chiave ambient, questi ultimi curati da mr. Andersson dei Raison d'être, ed una furia Black Metal che lascia poco scampo all'ascoltatore anche quando, spesso, il gruppo rallenta lasciando spazio a soluzioni in mid tempos, sottolineate da ottime e mai invadenti tastiere, certamente perfette per delineare uno scenario di catastrofe come quello raccontato nei testi.
I progressi compiuti dal gruppo, rispetto agli esordi, sono notevoli e bene ha fatto la Avantgarde a credere nel progetto di
Azlum, un musicista dall'indubbio gusto e talento capace di scrivere uno dei lavori più interessanti usciti nel 2017, almeno fino ad ora, in ambito Black atmosferico.
Detto tutto questo, vi consiglio caldamente di scoprire questa realtà underground d'oltre oceano: la sua musica, ne sono sicuro, saprà colpire il vostro animo.
Bravi!
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?