Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2016
Durata:49 min.
Etichetta:SG Records

Tracklist

  1. DIGITAL SILENCE
  2. METALMORPHOSIS
  3. OLD USELESS RESETED
  4. HUMANITY 2.0
  5. FRAGMENTS OF TIME
  6. STEEL CARNAGE
  7. MACHINE HEART
  8. PRIMORDIAL

Line up

  • Ulag: guitars, vocals, synth
  • Grak: bass
  • Ruglud: drums

Voto medio utenti

Dopo "Lost Words" del 2012 tornano i marchigiani Osseltion, ancora alle prese con il loro death metal tecnico e contaminato, e naturale prosecuzione del discorso interrotto cinque anni fa è questo "Digital / Primordial", ancora edito dalla sempre brava SG Records.

La nicchia in cui si rinchiudono gli Osseltion è angusta, non è facile proporre musica estrema di questo tipo, si rischia di spaventare gli ascoltatori più ortodossi (tipo me), non avvezzi a tecnicismi, elettronica e stramberie varie nel death metal, e di schifare i puristi del prog/avantgardismo con quelle vociacce che deturpano il tutto.

In questo mi ha riportato alla mente, un po' per l'uso della voce un po' per quello delle tastiere, il debutto dei Pan.Thy.Monium "Dawn of Dreams", monicker sotto il quale si celava il genio compositivo di Dan Swano; non voglio dire che siamo su quei livelli qualitativi ma è bene dare un riferimento quando la proposta non è pienamente inquadrabile sotto una ben precisa nomenclatura.

Brani con una lunghezza superiore alla media si susseguono in maniera sincopata, trascinando l'ascoltatore nel famoso vortice da cui si scappa poco volentieri per fortuna, riuscendo a combinare perfettamente quelle caratteristiche così antitetiche a cui si accennava in apertura, dando così luogo a brani assolutamente coinvolgenti come "MetalMorphosis", pregiato peraltro da un assolo di chitarra incredibilmente retrò, come sound, che si incastona perfettamente nel quadro generale di quel meraviglioso death metal di inizio anni '90, a cui dobbiamo assolutamente ricollegare questo "Digital / Primordial".
Il death metal degli Osseltion risulta così claustrofobico, schizofrenico, ansioso, a seconda dei momenti che i tre dipingono e variano non solo da un brano all'altro ma anche all'interno degli stessi; tavolta l'abuso di pause, coincidenti con l'introduzione di suoni elettronici, vanno un po' a spezzare i ritmi ma sono solamente pochi attimi in un insieme di 50 minuti.

Coraggioso, interessante e ben fatto: non lasciatevi spaventare da una produzione che non segue gli attuali standard, anzi è un ulteriore spinta per rigettarvi a capofitto nel metal di 20 anni fa, quando si pensava più alla musica e meno ai like.

Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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