Raramente ci si imbatte in un album di tale impatto e bellezza, undici canzoni che vanno ascoltate tutte d’un fiato, senza respiro, e che non lasciano scampo per il loro coinvolgimento emotivo, undici brani in cui la passione e il divertimento di fare musica è visibile dalla prima all’ultima nota, riff by riff, refrain dopo refrain, e così quasi senza accorgersene ci si ritrova a riascoltare questo album, quasi ipnotizzati, fino a quando ogni singolo passaggio non sarà assimilato a tal punto da poter dire: “questo album è davvero un ottimo lavoro!”
Il clichè è sempre lo stesso, che ha accompagnato la band teutonica nel corso della loro ormai ventennale carriera.
L'inizio di
"Rebels" è dei più devastanti, si partre con
"Path to Freedom", l’intro battagliera nella migliore tradizione “sword and sorcery”, cui subentra la maestosa
"Die Like Kings", canzone di facile ascolto, caratterizzata da una struttura easy e con un chorus bello ruffiano che non passa certamente inosservato, il tutto condito da uno strepitoso Guitar solo.
Riff, ricerca nelle melodie, Refrain lunghi e ripetuti, che spesso terminano in Fade Out, cambi di tempo e fraseggi fra le due chitarre, batteria ruleggiante, rappresentano il minimo comune denominatore della band.
La marcia prosegue con la successiva
"Rebels Of Our Time", brano meno diretto del precedente, i tempi scendono concretamente rispetto
"Path to Freedom" , pur mantenendo le caratteristiche epiche già ascoltate in precedenza, e che poi ritroveremo anche negli episodi successivi.
"Yolo Hm" o meglio Yolo Heavy Metal è il nome del brano che segue, cos’altro aggiungere?
Primo episodio in cui la batteria diventa “cattiva”, il solito refrain devastante accompagnato da cori epici farà il resto, si tratta di un brano che fa da collante alla prima vera magia dell’album,
"The Final War" , una song d’altri tempi, una vera dichiarazione di guerra, nella quale ritroviamo tutti gli elementi già citati in precedenza, nonché un rafrain adrenalinico, che non aspetta altro che essere cantato a squarciagola sotto il palco!
"Across the Lightning", arriva come la quiete dopo la tempesta, è la ballad, una song impostata inizialmente su ritmi cadenzati, per poi salire in fase di refrain, oserei dire, una “ballad” d’altri tempi, col suo sound quasi “ottantiano”
Adesso però fermi tutti.
Siamo giunti al punto più alto di tutto il lotto, un trittico micidiale, che inizia con la sublime
"Fireheart" , si tratta di una mid temp, caratterizzata da un work guitar plasmato ad Hoc con un refrain che inizialmente sembra non debba dir nulla, ma che in realtà sale ascolto dopo ascolto, grazie soprattutto al pre-refrain che introduce lo stesso in modo indiscreto, con non pochi richiami ai migliori HammerFall
Stupendo il Guitar solo inserito perfettamente fra una serie di refrain e cori epici!
Ma il bello deve ancora arrivare, il rintocco delle campane, un soave arpeggio chitarristico introduce il refrain che apre la definitiva consacrazione di questo album a album capolavoro,
"Iron Hill", ovvero l’Heavy Metal, quello senza tanti fronzoli, quello che qualcuno vorrebbe chiudere nel cassetto dei ricordi, ma anche quello che non morirà mai e che a noi
“Defender” piace tanto, batteria torna a ruleggiare, l’epicità tocca livelli di guardia, il refrain è di quelli che restano nella testa e non se ne può più fare a meno, le sei corde sembrano infiammarsi durante il guitar solo, il tutto per sei lunghissimi devastanti minuti!
Siamo quasi giunti in dirittura d’arrivo,
"Heroes in the Night" unico brano nel quale si sente l’utilizzo dei sintetizzatori, dosati, tuttavia in modo oculato, senza dunque stravolgere il tema che ormai si era delineato per tutta la durata dell’album.
"Heroes in the Night" è il brano che ci vuole per una giusta pausa, prima dell’epilogo, che giunge con altre due song di valore assoluto, accompagnandoci sino al brano seguente
"Running for Salvation", nel quale il ritmo cala ancora una volta, a fronte di una bella song molto "catchy" ma allo stesso tempo decisa ed elegante. Provare per credere.
L’epilogo spetta a
"Fighting till the End", brano col quale si torna all’attacco, un colpo di coda inaspettato dopo il precedente episodio, anche in questo caso la batteria torna a far male, il refrain, energico fa presa diretta e si inserisce in un contesto già collaudato, così come l’ennesimo Guitar solo schiacciasassi.
Ok adesso togliamoci per un attimo i panni del "fans esaltato"... sgombriamo subito il campo da ogni dubbio, questo è il classico album esaltante che ascolti in loop per giorni, ma che poi rischia di cadere nel dimenticatoio per lunghi periodi, salvo poi riscoprirlo, quando si ha la giusta voglia di "epica che sgorga da ogni poro"
Consigliato a tutti gli amanti del genere, fate vostro questo album, ascoltatelo, riascoltatelo, assimilatelo,
“Rebels” è una una cavalcata e trionfale dal primo all’ultimo episodio di questo ennesimo capitolo della band tedesca, che in maniera incomprensibile è stata sempre “snobbata” dalla scena italica, basti pensare che si sono esibiti una sola volta nel nostro paese, nel 2015 a Brescia (per altro stessa location del prossimo imminente concerto, l’8 marzo al Colony Club)
Personalmente ho avuto la possibilità di vederli nel 2010 a Tolmin, ai tempi del
Magic Circle, il Festival organizzato dai Manowar, periodo in cui la band dovette cambiare nome in
Metal Force
A proposito di Manowar, per la serie "la tocco piano", vale più questo
“Rebels” che gli ultimi tre album della band di
Joey DeMaio, (ristampe ovviamente escluse).