Come già ricordato in occasione delle riflessioni su "Feed the Extermination", i
Vendetta non sono più quelli di "Go and Live... Stay and Die" e di "Brain Damage", ma perlomeno oggi, con il nuovo "
The 5th", riescono a far di meglio rispetto al recente passato.
Infatti, con il loro quinto album ("
The 5th", per l'appunto) la formazione tedesca (ora tornata a essere un quintetto) riesce a dare vita a un Thrash finalmente convincente, nel suo guardare agli eighties e senza cercare di spiccare voli pindarici che non gli appartengono.
Certo, "
Fragile" inizialmente la prende un po' ala larga, con quel suo intro alla X-Files, ma quando decide poi di crederci, ecco che ci appare un ispirato e martellante (
Thomas Krämer picchia senza alcuno scrupolo) Thrash Metal alla "vecchia maniera" (Kreator, Artillery, Annihilator, Darkness...), con chitarre affilate e un
Mario Vogel finalmente ben calato nella parte.
La solidità di brani come "
Deadly Sin" (con qualcosa dei connazionali Warrant) o la spaccaossa "
The Prophecy", puntellati da un guitarwork invero efficace (anche nel breve intermezzo strumentale "
The Search"), fanno finalmente guardare ai
Vendetta senza sospetti e timori. Tutto sommato incappiamo solo un paio di canzoni sottotono, la sin troppo sintetica "
Let 'er Rip" e l'insipida e incerta "
Shame On You", mentre due parole a parte spettano alla conclusiva "
Nevermind", episodio arpeggiato e intimista, con tanto di clean vocals, e non solo fuori contesto, se non per quel finale elettrico e distorto, ma davvero superfluo e dannoso all'economia del disco.
Non siamo, ovviamente, di fronte alla Quinta Sinfonia di Ludwig van Beethoven (cui potrebbe rifarsi l'artwork) ma a un discreto lavoro di una band che ha cercato una seconda occasione e non vuole sprecarla.
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