E fu così che anche per i marchigiani
Downfall venne la luce, sotto la forma del full length di debutto "
Punishment for the Infidels" che giunge sulle nostre scrivanie e alle nostre orecchie grazie alla
Memorial Records.
Ne è passato di tempo dal primo EP ed anche dal successivo "
Globalized Anger" del 2014 e ad oggi la band di Ancona si è direzionata su un sound che ha in parte abbandonato la vena punkcore degli esordi, puntando in maniera decisa sul thrash old style di fine anni '80.
Anzi, vogliamo essere più precisi, sui
Sepultura.
Anzi, vogliamo essere più precisi, su "
Beneath the Remains".
Ecco, i
Downfall con "Punishment for the Infidels" hanno davvero realizzato un bellissimo tributo a quel sound ormai scomparso, lontano dai trend e dalle mode attuali, fatto di quel thrash metal imbastardito un po' death metal un po' hardcore che ancora oggi scalda il cuore di chi ha vissuto quell'epoca d'oro del metal, a forza di Reebok alte, jeans elasticizzati e giubbino jeans con 75 mila toppe.
E cosa c'è di male in questo? Al netto di un sound un po' troppo scarno, specie nelle chitarre, proprio nulla, anzi.
Il fatto di richiamare quelle sonorità, cimentarsi in quei riffs, ritirare in ballo un thrash old style e farlo bene, con pezzi trascinanti, con le urla di
Federico Natalini, perfettamente calato nel contesto e, Deo Gratias, ne' in growl ne' in scream ma solamente e giustamente con l'ugola impastata di rabbia (cosa che per tanti gruppi thrash di oggi evidentemente è troppo difficile da capire), è unicamente motivo di vanto e di ulteriore incitamento all'ascolto: è come se mi dicessero "oh, conosco un gruppo che suona tipo i Maiden di "
Somewhere in Time"" ed io sdegnato ne rifiutassi il consiglio.
Per fortuna su questi lidi il radical chic è da sempre bandito e quindi se ogni tanto ci sono echi di "
Mass Hypnosis", "
Slaves of Pain" o "
Inner Self" durante l'ascolto di "
Misanthropic Solution" o dell'opener "
The Torture" ben vengano, ci aiuteranno ad immergerci ancora di più in questo bagno nel passato, un benefico salto indietro nel tempo da cui non potremo che uscire rinfrancati.
Il disco, valido nella sua interezza, peraltro decolla letteralmente nella seconda metà, con l'incredibile doppietta "Feeding the Beast" / "Abyss" veramente da applausi, facendo volare i suoi 38 minuti di durata in un baleno, tanto che idealmente prendiamo la nostra Basf o TDK da 46 minuti e non facciamo che cambiare lato di continuo, in un lungo e continuato ascolto: da noi, anche l'autoreverse è una cosa troppo moderna.
L'attitudine hardcore qua e là emerge maggiormente, come nel singolo "
Pleasure for Murder", ed in generale tiene i tempi costantemente su, conferendo enorme energia e dinamismo ad un disco che non potrà deludere chi porta ancora dentro di se' - e per sempre così sarà - i segni di quel meraviglioso tempo che fu.
THRASH 'TILL DEATH!!!
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