Influenze
pomp/AOR, distorsioni
hard-rock,
pop, un minimo di elettronica, una voce suadente e comunicativa e tanti ritornelli ruffiani, è questa la ricetta sonora “cucinata” dagli
One Desire, nome nuovo della scena, dietro al quale, in realtà, si celano personaggi di considerevole esperienza.
E diciamo subito che tale preparazione e pure una certa “scaltrezza” si percepisce in maniera piuttosto netta, poiché
Ossi Sivula, J
immy Westerlund (Negative, Sturm Und Drang, Joel Madden of Good Charlotte, ...),
Andre Linman (Sturm und Drang) e
Jonas Kuhlberg (Paul Di´Anno, Cain´s Offering, MyGrain) confezionano un albo di debutto davvero “
ready to kill”, attrezzato per trafiggere in modo fatale il
cuoricino di tutti gli
chic-rockers fin dal primo ascolto.
Il fatto è che questo tipo di prodotto, che potremmo per approssimazione definire una sagace miscela di Brother Firetribe, Pretty Maids, Def Leppard, Europe e The Rasmus, mi fa spesso uno “strano” effetto, e cioè mi appassiona all’istante e poi finisce velocemente nel dimenticatoio, sfibrato da una parossistica e ridondante voglia di “facile presa”.
Fortunatamente “
One desire” è sfacciatamente contagioso e altisonante, ma anche abbastanza variegato e pregno di un discreto spessore espressivo, tanto da riuscire ad accostare con enorme disinvoltura sciccherie di derivazione “adulta” come “
Apologize”, “
Turn back time” (la mia preferita in assoluto!) e la ballatona “
This is where the heartbreak begins” a un vivace frammento
synth-rock come “
Love injection”, per poi prorompere in una bordata
power/pomp del calibro di “
Buried alive”.
Merito di una scrittura di buon livello e di capacità interpretative non banali, aspetti che rendono “
Hurt” un
anthem di notevole efficacia e“
Falling apart” un potenziale
hit radiofonico, adatto alle
heavy rotation contemporanee.
Meno caratterizzate e leggermente più retoriche appaiono la sinfonica “
Straight through the heart” (pregevole, però, il lavoro di
Westerlund) e la solo gradevole “
Whenever I'm dreaming”, mentre “
Do you believe” riprende a soggiogare adeguatamente i sensi in virtù di una linea melodica (con qualcosa degli Harem Scarem nell’impasto armonico) vincente e incisiva.
In conclusione, un ottimo esordio, oltremodo ammiccante e tuttavia sostenuto da una rilevante dose di classe e buongusto. Basterà per raggiungere il “successo commerciale” e alla lunga non stancare gli ascoltatori? Al pubblico la sentenza definitiva.
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