Ben prima dell’esplosione del
gothic-metal con “voce femminile”, in anticipo alla riscoperta del fascino della lirica da parte del
mainstream, mentre il
rock italiano arrancava cercando di conquistare una certa credibilità internazionale, a Napoli nascono (nella fase iniziale sotto la denominazione Hellrage) i
Presence, una delle grandi eccellenze creative dello
Stivale, capace di mescolare in maniera straordinariamente innovativa
dark-sound,
metal,
hard-rock,
prog e musica operistica, strabiliando anche chi già confidava ampiamente nelle notevoli possibilità artistiche della “scena” nostrana.
Un’enorme cultura e una grande perizia strumentale (
Sergio Casamassima è laureato al celebre G.I.T. di Los Angeles ed
Enrico Iglio ha una vasta preparazione specifica) consentono al gruppo pilotato dalla strepitosa ugola di
Sophya Baccini (figlia di un tenore e in grado di accorpare nella sua laringe la tradizione del
Belcanto, la sensuale sfrontatezza iconoclasta di
Sonja Kristina e la sensibilità di
Annie Haslam) di conquistare una certa notorietà, se non perfettamente consona alla caratura della
band, sufficiente perlomeno a garantirle una meritatissima continuità ed evoluzione nella carriera professionale, svolta sempre nel rispetto del valore assoluto dell’arte.
A distanza di un venticinquennio abbondante dall’esordio, patrocinato dalla
Black Widow Records, nel frattempo diventata una preziosissima e affezionata
partner, esce questo “
Masters and following”, al tempo stesso celebrazione di una “storia” importante e testimonianza di una vena immaginifica ancora piuttosto fertile, in apparenza per nulla “disturbata” da un mercato in piena stagflazione.
Un
Cd live, utile sostanzialmente per “ripassare” il sontuoso passato dei
Presence, restituito con intonsa efficacia e “freschezza” nonostante una registrazione non proprio "esplosiva", e un dischetto in studio in cui apprezzare ancora una volta la forza espressiva di composizioni pulsanti e iridescenti, trasferite all’ascoltatore attraverso la sagacia di musicisti che non abusano mai dei loro mezzi e non hanno perso la voglia di “stupire”, sebbene all’interno di un percorso sonoro consolidato e riconoscibile.
Testi lontani dalla facile retorica, indirizzati a una valutazione critica delle distorsioni della società contemporanea sostengono un programma ispirato e coinvolgente, che ha nelle atmosfere cangianti e crepuscolari della
title-track, nei registri schizofrenici di “
Deliver”, nell’impeto caliginoso di “
Collision course” e nelle vibranti suggestioni sinfoniche di “
On the eastern side” le situazioni “guida”, e dove anche le trascrizioni di “
The house of the hill” (degli Audience, formazione “seminale” del
prog-psych britannico che vi suggerisco di approfondire, qualora non la conosciate …), di “
Freeweheel burning” (firmata Judas Priest) e “
This town ain’t big enough for the both of us” (degli Sparks) diventano parte integrante di un modo unico e avvincente di trattare note e pentagramma.
“
Masters and following” è un albo che rassicura i
fans dei
Presence e soddisfa tutti i ripudiatori del banale … da non mancare.
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