Windswept è il nome dell'ennesimo progetto parallelo di
Roman Saenko, mastermind dei Maestri Drudkh, il quale, reclutati i suoi compagni nella band principale
Krechet al basso e
Vlad alla batteria, ha dato vita a questa nuova realtà il cui nome spiega, meglio di qualsiasi parola, quello che andremo ad ascoltare.
Per chi non mastica l'inglese,
Windswept sta per "spazzato dal vento" e l'album d'esordio
"The Great Cold Steppe" è proprio un incessante soffio di gelido vento che, gelido, lacera l'aria e piega le fronde degli alberi.
Black Metal Ucraino, scarno, violento, incessante. Proprio come il vento. Questo suona il terzetto, e lo suona in maniera egregia.
Se i Drudkh proponessero un suono meno atmosferico e più nero, sarebbero gli
Windswept e, probabilmente, questi ultimi, se si facessero ancora più neri sarebbero gli Hate Forest: un cerchio che si chiude o una ruota che gira sempre intorno ad un unico protagonista, Saenko appunto, che con la sua musica, la sua rabbia ed il suo feroce attaccamento alla sua Terra sta profondamente segnando una intera scena.
"The Great Cold Steppe" è un album magistrale perché ricco di fascino e di una inesauribile forza pagana che si abbatte, distruttiva, sul mondo circostante senza fermarsi mai e lasciando parlare solo il sibilo del metallo nero nella sua interpretazione più pura e rabbiosa.
L'interpretazione, cioè, più vera e più ricca di significato.
Se amate la forza iconoclasta di queste atmosfere ghiacciate e le gelide dissonanze che ne fanno da contorno, non faticherete ad amare un album che non inventa niente di nuovo ma che ci ricorda, quasi disperatamente, cosa sia e cosa debba essere il black metal vero.
Poesia ucraina.
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