Solamente guardando il booklet, all'inizio i Goddess Of Desire mi avevano letteralmente confuso... le croci rovesciate e gli assurdi soprannomi scelti dai musicisti mi facevano pensare ad un gruppaccio black metal di serie Z, ma ciò cozzava con il guerriero vichingo in sella ad un cavallo tra le fiamme e con il titolo "Awaken Pagan Gods" che faceva pensare più ad una band power o al limite epic con tematiche pagane. In realtà il gruppo olandese non è niente di questo, o meglio, è un pò di tutto quello che abbiamo citato. Sempre restando all'interno dei mitici anni ottanta, possiamo trovare una vena di metal estremo alla Venom e Sodom unita alla carica dell'heavy teutonico e della NWOBHW, senza tralasciare qualche coro epico e maestoso alla Manowar e compagnia collaudata. Ma ci sono anche dei veri e propri anthem da birreria (sembra di sentire i Dropkick) ad accompagnarci durante questi tre quarti d'ora di delirio, e non si può certo dire che la varietà sia uno dei difetti di questi olandesi. Il problema è l'interesse che può scaturire nell'ascoltatore per un album del genere. Voglio dire, magari un quarantenne in crisi nostalgica per questo tipo di metallo tanto in voga due decenni fa potrebbe anche farsi imbrogliare dalla presenza di Lemmy come guest nella scanzonata (e oserei dire Motorheadiana) "Nothing's Free"... ma per chi vive nel presente è difficile accettare la serietà con cui i Goddess Of Desire propongono temi risibili come la guerra santa per il metal. Musicalmente qualcosa di accettabile lo si può anche cavare, soprattutto per merito di un'ottima produzione che conferisce un suono corposo ed incisivo a tutti gli strumenti, soprattutto alle fondamentali chitarre. Ma per il resto navighiamo nella banalità di un gruppo che non ha molto senso di esistere... e sì che all'inizio il tutto era partito proprio come un gioco, per puro divertimento!
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?