Il ritorno discografico degli svedesi
Svartsyn, dopo quattro anni di silenzio, è un album convincente.
Lo dico subito perché gli ultimi lavori, usciti per Agonia Records, eufemisticamente non erano un granché troppo persi, purtroppo, nello scimmiottare gli Immortal post Demonaz e lontani, dunque, dalla primigenia proposta del gruppo di
Ornias.
Il leader degli svedesi, dunque, rimasto membro unico del gruppo e supportato dall'ottimo
Hammerman dietro le pelli, si è rimboccato le maniche ed ha fatto quello che gli riesce meglio: black metal nudo e crudo, senza fronzoli, senza ammorbidimenti e senza, passatemi il francesismo, frocerie di turno.
L'influenza dei norvegesi prima citati rimane, ma è solo, appunto, una influenza, mentre per il resto gli
Svartsyn pestano durissimo e sanno creare le giuste atmosfere con pezzi imponenti e non per forza votati alle velocità estreme, regalandoci quasi 50 minuti di musica sinistra, devota all'oscurità e dalle melodie "dinamiche" sulla scia di act quali Arckanum, Ondskapt o Craft, sulla scia, cioè, del tipico metallo nero svedese del quale, giova ricordarlo, i Nostri sono storici interpreti essendo in giro dall'ormai lontanissimo 1993.
"In Death" è un album, quindi, confezionato a regola d'arte, suonato e prodotto in maniera pressoché perfetta per il genere, micidiale nelle sue malate ramificazioni melodiche e che, di certo, non potrà deludere gli estimatori della musica estrema per quanto non sarà un lavoro in grado di cambiare le sorti del genere stesso o del gruppo.
Insomma, gli
Svartsyn, fortunatamente, si rimettono in carreggiata e dimostrano di avere ancora qualcosa da dire nel loro omaggiare il signore degli abissi.
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