I
Desidia mi piacciono, e parecchio. Li seguo già da qualche tempo e la loro crescita espressiva è stata lenta e costante. Mi piace la loro capacità di mescolare con estrema disinvoltura “tradizione” e “alternativa”, in un misto di
rock,
grunge e
cantautorato, apprezzo i loro testi poetici e magnetici, che non si nascondono dietro lo schermo protettivo dell’idioma anglofono.
“
Niente canzoni d'amore”, il nuovo lavoro dei torinesi, arriva a confermare tutta questa meritata ammirazione, e la sua essenza artistica, ispirata alla
Beat Generation (belle, tra l’altro, le immagini “a tema”, presenti nel
booklet), ci restituisce una formazione matura, sfacciatamente attratta dalla vita e dall’amore, che osserva la società attuale in maniera disillusa alla ricerca, forse, di una soluzione diversa da quella dominante.
Non uno sguardo “elegiaco” e modaiolo al celebre movimento di rivolta generazionale della metà degli anni cinquanta (immortalato nelle opere di
Kerouac,
Ginsberg e
Ferlinghetti), bensì un modo per trasferire quell’esuberante e contraddittoria fede nell’esistenza in un contesto contemporaneo, con l’intento di stimolare, tramite l’uso sagace della parola, spunti di riflessione, senza per questo avere la pretesa di avere le risposte “giuste”.
Musicalmente, per fornire al lettore alcune indicazioni di massima, siamo dalle parti di Afterhours (soprattutto) e Ritmo Tribale, ma anche qui i
Desidia sanno districarsi con notevole personalità, grazie alle capacità interpretative di
Testaquatra e a strutture armoniche che alternano con misura tensione, lirismo e immediatezza.
Si passa con innata spigliatezza dal poderoso
groove seventies della
title-track alle atmosfere fumose e notturne di “
L'insostenibile assenza di te”, mentre con gli scatti catartici di “
La scelta” si aggiunge un pizzico di “modernità” ad un suono comunque mai eccessivamente nostalgico.
Se “
Come Dio comanda”, pur leggermente manieristica, e l’avvolgente “
Acid house” (ottimo il pulsante contributo di
Davide Angeleri) potrebbero fare bene nelle
heavy rotation radiofoniche, è con l’accattivante “
Junkie”, la drammatica “
Padrona di te stessa” e la potente e cangiante “
Tra le tue labbra” (
riff doomish e aperture iridescenti, condite dalle distorsioni del violoncello, ricordando a tutti che “
per respirare serve l’anima” …) che la
band sabauda mostra le sue migliori peculiarità, lasciando poi, dopo la breve “
Cannibale”, alle liquide fluttuazioni soniche di “
I sotterranei” il compito di piazzare il colpo conclusivo dritto al centro dei gangli sensoriali dell’astante.
“
Niente canzoni d'amore” può dunque essere “consumato” in maniera diretta e disimpegnata, per puro sfogo e piacere d’ascolto, oppure essere l’occasione per risvegliare intelletti intorpiditi e fermarsi un attimo a riflettere … un risultato importante direi … a voi decidere il motivo migliore per sostenere questo interessantissimo gruppo (
ahimè, ancora) “emergente”.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?