Lungi da me voler fomentare chicchessia all’utilizzo di sostanze illecite, ma se vi hanno regalato dei funghetti allucinogeni e non trovate mai il momento giusto per consumarli… ecco a voi la grande occasione!
Come comprenderete dal voto in calce, il sottoscritto ha gradito il nuovo album dei finlandesi
Tusmørke anche senza l’ausilio di aiutini esterni, eppure immagino che il disposto combinato di “
Hinsides” e stupefacenti possa far lievitare notevolmente l’esperienza uditiva…
Baggianate a parte, da tempo non m’imbattevo in una proposta a tal punto imbibita di stralunata psichedelia; proposta che, per quanto alienante e sghemba, ho trovato comunque pregna di fascino.
In franchezza non conoscevo i Nostri prima di approcciarmi alla recensione della loro ultima fatica discografica; pertanto, sono rimasto doppiamente sorpreso da un sound in grado di evocare spiriti
progressive/folk dei bei tempi andati.
Black Widow,
Jethro Tull,
Omega,
Focus… sono solo alcuni dei nomi che le trame musicali intessute dai
Tusmørke materializzeranno nelle vostre stordite testoline.
Questa sorta di bolla spazio-temporale a titolo “
Hinsides” vi catapulterà in una realtà silvana, dalla forte impronta naturalistico/pagana. Verrete cullati dalle bizzarre melodie del flauto di
Krizla (assoluto protagonista del platter), che al tempo stesso vi saprà irretire interpretando linee vocali mai banali con piglio stentoreo e stralunato al tempo stesso.
Sospinti nell’ascolto dall’inusuale menestrello, vi accorgerete presto dei preziosi arzigogoli intessuti da sezione ritmica e synth, realizzando altresì, con un certo sbigottimento, che nel reame dei norvegesi non viene accordata cittadinanza alle chitarre.
Tale peculiarità, oltre a recidere pressoché ogni legame con la nostra musica prediletta (per imbattervi in un pizzico di cattiveria dovrete attendere il dodicesimo minuto della suite finale, in cui prorompono inattese digressioni
black'n'roll), finisce per confinare lo spettro emotivo delle composizioni, in alcuni casi sin troppo sognanti ed oniriche –sì “
Lyssky Drøm”, mi riferisco a te-.
È proprio la conclusiva “
Sankt Sebastian Alter”, inquietante e bellissima -per lo scrivente brano migliore del lotto-, a far sorgere un pò di rimpianto per una dimensione sonora più oscura solo accennata ma mai realmente abbracciata dai
Tusmørke (quanto meno a livello musicale, poiché dal punto di vista tematico il discorso cambia).
D’altro canto, sarebbe ingeneroso non riconoscer loro il pregio di aver forgiato un sound sì rétro, eppur distintivo e peculiare. Evidentemente, la band scandinava maneggia con maggior naturalezza le sbarazzine armonie dell’opening track “
Hjemsøkte Hjem” o le atmosfere acide e fiabesche al tempo stesso di “
Rykende Ruin”… e chi siamo noi per giudicarli?
Mmmh, a ben pensarci le recensioni nascono proprio con l’obiettivo di esprimere un giudizio…
Ok, pare che le spire obnubilanti di “
Hinsides” stiano intaccando il mio -già di per sé labile- equilibrio mentale, ragion per cui mi congedo consigliando ai lettori più avventurosi di seguire questo bianconiglio di nome
Tusmørke sino alla sua bizzarra tana.
Io sono lieto d’averlo fatto.
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