In situazioni come queste è abbastanza normale essere (almeno un po’) “sospettosi”.
Quanta “serietà” e “autenticità” ci possono essere in due musicisti che hanno costruito le loro carriere in formazioni come Soilwork, Arch Enemy, Spiritual Beggars e King Diamond, quando decidono di impegnarsi in un progetto di
rock /
AOR?
E’ difficile stabilirlo in maniera inequivocabile, eppure, giunti ormai al terzo albo, una cosa è chiara … i
The Night Flight Orchestra di
Björn Strid e
Sharlee D’Angelo sono un gruppo assai abile nel rievocare le gesta di Boston, ELO, Sweet, Journey, Toto e Doobie Brothers, generando un perfetto
mix di esuberanza e raffinatezza, pieno di melodie adescanti, catalizzanti armonizzazioni vocali e vaporosa musicalità.
“
Amber galactic” è l’ennesima testimonianza di una genuina attitudine a questi suoni e a questo punto sono propenso a confidare in un’encomiabile “apertura mentale” di
Björn e
Sharlee, supportati nell’impresa da sodali altrettanto preparati e ispirati.
Alimentato da un intrigante concept “spaziale” (con protagonista femminile …), il primo frutto della collaborazione professionale della
band con la prestigiosa
Nuclear Blast Records, rivela immediatamente tutta la sua spiccata vocazione allo
chic-rock attraverso l’irresistibile richiamo dell’
opener “
Midnight flyer”, subito doppiata dall’
anthem “
Star of Rio”, un’acuminata scheggia sonica che non sarà semplice sradicare dalla corteccia cerebrale.
“
Gemini” celebra con gusto gli Styx più “commerciali”, “
Sad state of affairs” potrebbe tranquillamente essere il risultato di una
jam-session tra Kiss ed Electric Light Orchestra e sono certo che lo stesso
Jeff Lynne apprezzerebbe molto il modo in cui i suoi precetti sono stati applicati nella deliziosa “
Jennie”, in cui si apprezzano altresì riflessi della tipica urgenza dei REO Speedwagon.
Le scansioni
funky di “
Domino” non sfigurerebbero nemmeno su “
Toto IV”, “
Josephine” è una “chicca” Journey-
iana di notevole efficacia, mentre l’appassionante “
Space whisperer” aggiunge un pizzico di grinta supplementare al programma.
Se avevate ancora dei dubbi sul valore degli svedesi e dell’opera, credo che la splendida “
Something mysterious”, con la sua evocativa struttura armonica, li fugherà in maniera istantanea, lasciando poi al vivace clima enfatico di “
Saturn in velvet” il compito di porre il sigillo a un disco che si ha subito tanta voglia di riascoltare.
I
The Night Flight Orchestra potranno anche, forse, far “storcere il naso” a qualche purista e non saranno proprio un esempio di “originalità”
tout court, ma sanno come trattare al meglio la materia melodica e produrre fiotti imperiosi di benefiche vibrazioni … in fondo, senza troppe paranoie, è questo ciò che conta per davvero.
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